Mercoledì 24 Aprile 2024

Tante politiche, poche intese Dov’è la difesa del pianeta?

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UN FAR WEST SENZA REGOLE univoche a livello internazionale e senza procedure standardizzate, nel quale gli interessi della finanza sono dominanti rispetto alla difesa dell’ambiente. È lo "scenario critico" della rivoluzione sostenibile che emerge dal nuovo Report elaborato da Ey e Oxford Analytica: il documento, che analizza a livello globale il sistema degli Esg (le informazioni relative alle attività ambientali, sociali e di governance delle aziende), ha il merito di superare i soliti refrain sulla sostenibilità entrando in profondità nei meccanismi che la regolano e nelle loro disfunzioni.

La sostenibilità emerge da quest’analisi come uno splendido bolide di Formula Uno, lanciato a grandissima velocità lungo una strada che si rivela (strada facendo) piena di curve e di pericoli. La prima questione da affrontare è l’attuale mancanza di regole chiare e univoche a livello internazionale. Paradossalmente, nell’ultimo decennio il numero di politiche e normative di finanza sostenibile è aumentato in modo significativo: oggi, in tutto il mondo, ci sono circa 870 politiche e regolamenti sul tema, con 225 aggiunte o revisioni prodotte dai diversi legislatori soltanto nel 2021. Ma a fronte di questa corsa alla regolazione a livello nazionale, manca un accordo a livello globale su ciò che i fattori Esg dovrebbero includere, su come applicare le metriche concordate e su come utilizzare al meglio i dati disponibili.

"La straordinaria crescita dell’attenzione sui temi legati alla sostenibilità, compreso l’Esg, e il conseguente sviluppo di tali attività all’interno delle aziende, si trova oggi ad affrontare delle sfide complesse, quali una definizione condivisa di cosa significhi la sostenibilità e quali debbano essere i sistemi di rating e valutazione", commenta Riccardo Giovannini, Climate Change and Sustainability leader di Ey in Italia. Se questo vuoto non dovesse essere colmato in tempi accettabili, la fiducia degli investitori nel sistema degli Esg e più ampiamente la credibilità di questo meccanismo potrebbero venir meno, anche a causa della difficoltà di distinguere le strategie autentiche di sostenibilità dalle semplici operazioni di greewashing. Per la rivoluzione sostenibile, sarebbe l’inizio della fine.

La seconda questione critica nasce, paradossalmente, dallo straordinario successo della sostenibilità nelle scelte della finanza globale: green bond, social bond e impact bond rappresentano ormai la tipologia più diffusa di emissioni obbligazionarie a livello internazionale. Un successo talmente ampio e rapido da oscurare l’obiettivo originario delle strategie sostenibili, ovvero la difesa del pianeta, lasciando sullo sfondo i principi d’azione contenuti nell’Agenda 2030 dell’Onu. "La crescita di un tema così rilevante è ancora guidata prevalentemente da un solo stakeholder, ossia quello finanziario, che peraltro ha mostrato normalmente una scarsa attenzione alle tematiche ambientali e sociali", secondo Giovannini. "Questo comporta una sorta di squilibrio che si osserva nella prevalente attenzione alla gestione del rischio di "non sostenibilità" delle imprese, piuttosto che allo sviluppo delle stesse e di una contestuale riduzione significativa dei loro impatti ambientali", chiosa il responsabile del Report. Dopo il boom iniziale, occorre ora un salto di maturità nella gestione della sostenibilità che la renda credibile, difendibile, trasparente. È una sfida che non possiamo perdere.

[email protected] @FFDelzio

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