Mercoledì 24 Aprile 2024

Sorpresa, il gasdotto Tap è diventato una risorsa

Sorpresa, il gasdotto Tap è diventato una risorsa

Sorpresa, il gasdotto Tap è diventato una risorsa

DA SIMBOLO incredibilmente discusso delle battaglie NIMBY (Not in my backyard, non nel mio giardino) a grande fenomeno PIMBY (Please in my backyard, per favore, nel mio giardino , vera àncora di salvezza dell’autonomia energetica nazionale. Tutto ciò, in poco più di un anno. È la straordinaria parabola del TAP, il gasdotto trans-adriatico entrato in funzione a fine 2020 dopo epocali battaglie sulle spiagge di Melendugno. Dopo lo scoppio del conflitto ucraino, la sua storia rappresenta un paradigma delle convulsioni italiche nel rapporto tra sviluppo e sostenibilità. A sancire la ‘conversione’ della visione di istituzioni e opinione pubblica nostrane rispetto al TAP, l’annuncio fatto dal premier Draghi alle Camere qualche giorno fa: al primo posto nella nuova strategia del Governo italiano per fronteggiare la crisi energetica e rafforzare l’autonomia dal gas russo, c’è oggi il progetto di raddoppio del TAP che collega l’Azerbaijan all’Europa passando per il mare del Salento.

Se potessimo, attiveremmo subito questa nostra ‘arma autonomista’: in realtà serviranno circa quattro anni per realizzare il raddoppio, spiegano i vertici di TAP, per poter realizzare le opere necessarie dall’altra parte del Mediterraneo, tra Albania e Grecia. Ci avessimo pensato prima... Oggi il TAP trasporta in Europa dall’Azeirbaijan 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno, pari al 14% dell’intero fabbisogno nazionale. Sul piano dell’approvvigionamento energetico, ha tre grandi vantaggi: trasporta gas che non arriva dalla Russia né deve transitare da essa, il suo gas arriva sul mercato ad un prezzo molto competitivo, è stato progettato con una capacità doppia a quella attualmente utilizzata (da cui deriva, appunto, il progetto di raddoppio da 10 a 20 miliardi di metri cubi di gas). A regime, coprirà da solo i bisogni di ben 14 milioni di utenze domestiche in Europa. Ma a fronte di questi plus, il grande minus della questione ambientale aveva spaventato molti. Cittadini comuni, associazioni di tutela e valorizzazione del territorio, esponenti politici di più di un partito. Legittimo preoccuparsi, di fronte al rischio di deturpare il mare e la spiaggia di San Foca, in provincia di Lecce: una di quelle perle della natura che fanno sognare una vacanza nel Salento, in luoghi paragonabili per bellezza dell’acqua e della sabbia alle Maldive.

Peccato che fossero preoccupazioni ‘ideologiche’, di pancia e non di testa, che una qualsiasi analisi science based avrebbe fugato rapidamente. Oggi tutti possono rendersene conto. Il gasdotto è sottomarino: non si vede, non si sente, non inquina. La Bandiera Blu assegnata nel 2020 e nel 2021 a San Foca dalla ONG FEE (Foundation for Environmental Education), una delle più reputate a livello internazionale, lo ha certificato anche sul fronte dei difensori dell’ambiente. La storia di TAP, dunque, ha molto da insegnare oggi sulla schizofrenia e l’irrazionalità che troppo spesso dominano il rapporto tra sviluppo e tutela dell’ambiente in Italia. Senza una seria analisi di partenza che si basi su dati, fatti ed esperienze internazionali, ogni progetto strategico per l’interesse nazionale si trasformerà in un inutile campo di battaglia. E solo quando arriverà la guerra, quella vera, ci renderemo conto di quanto sia alto il prezzo delle conversioni.

[email protected] @FFDelzio

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