Mercoledì 24 Aprile 2024

Sneakers con gli scarti del legno. Riciclabili all’infinito

Il progetto è stato scelto tra le sei start up più innovative dal programma 'Italian life'

Il progetto è stato scelto tra le sei start up più innovative dal programma 'Italian life'

NASCONO A RUFINA, nel Fiorentino, le sneakers che non lasciano ‘impronte’ sull’ambiente e non finiscono mai. Realizzate interamente con gli scarti di lavorazione del legno, le scarpe della start up ‘.0’, una volta consumate, ritornano in fabbrica dove vengono fatte in mille pezzi ed usate per creare di nuove, in un ciclo infinito. L’idea di sperimentare calzature alla moda green è di David Braccini, 24 anni, che con l’aiuto dell’amica designer Esther Masetti (insieme nella foto), 23 anni, ha lanciato la start up ‘Punto Zero’ ed ha avviato da qualche mese la produzione della prima linea. Il nome del brand è un richiamo alla circolarità del riciclo e all’assenza di sprechi. "Sono cresciuto in mezzo alla scarpe – spiega David, la cui famiglia da tre generazioni produce calzature da donna come terzisti – ne ho avute tante e mi sono sempre chiesto ‘dove le butto?’. Nel settore è comune il problema dello smaltimento dei materiali, volevo offrire una soluzione ecosostenibile. E ribaltare il pensiero che le scarpe, quando sono ‘finite’, si cestinano".

Il progetto, che da subito ha attirato l’attenzione tanto da ricevere un invito come espositore a Pitti immagine Uomo 2021, è stato scelto tra le sei start up più innovative dal programma ‘Italian lifestyle’ di Fondazione Cr Firenze e Nana Bianca. In arrivo ci sono 20.000 euro di finanziamento che permetteranno a ‘Punto zero’, con il supporto di uno dei top brand del settore (Ermanno Scervino, Pitti o Gucci), di sviluppare nei prossimi mesi la propria proposta e fare il salto di qualità. Zero plastica o acqua, biologiche al 100%, riciclabili al 92%: questa la ricetta dietro alle sneakers artigianali ‘.0’ che quando vengono restituite al produttore regalano al cliente uno sconto di 30 euro sull’acquisto successivo.

Il punto di partenza sono gli scarti del legno e della carta (cellulosa e lignina) che vengono lavorati chimicamente per ottenere delle bioplastiche con cui realizzare il tessuto e gli accessori della scarpa. La soletta invece è ottenuta dalle fibre naturali derivanti dallo scarto di lavorazione delle noci di cocco, unite con del lattice. Si tratta di un processo innovativo e inedito sul mercato italiano, portato avanti a livello internazionale finora solo dal marchio francese ‘Salomon’ nel campo delle calzature sportive. La start up ha bruciato le tappe e dall’inizio dell’anno ha avviato la vendita del primo modello di scarpe artigianali riciclate. Finora hanno visto la luce 200 paia di sneakers: i componenti sono stati realizzati dalla fabbrica Farida a Chiusi, nel Senese, che lavora con numerosi brand di calzature toscane.

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