Giovedì 18 Aprile 2024

Rivoluzione Benefit Corp Premiare le imprese virtuose

Rivoluzione Benefit Corp Premiare le imprese virtuose

Rivoluzione Benefit Corp Premiare le imprese virtuose

STIAMO PER ASSISTERE ad una vera e propria "rivoluzione benefit" nel sistema imprenditoriale italiano? Sembra di sì, almeno stando ad uno studio presentato qualche giorno fa dall’ESG European Institute nell’ambito di un evento organizzato da Deloitte: ne emerge che più di un quarto delle società italiane quotate in Borsa sta valutando la possibilità di assumere lo status di società Benefit, o almeno di acquisire la certificazione B Corp. In realtà, l’Italia ha già un primato in questo ambito: è stato il primo Paese al di fuori degli Stati Uniti ad avere introdotto questo modello giuridico nel gennaio 2016.

Oggi sono quasi 1000 nel nostro Paese le società Benefit, trasversalmente distribuite tra grandi, medie, piccole imprese e start up, e le evidenze della ricerca lasciano pensare che il loro numero potrà moltiplicarsi nei prossimi anni, "cambiando pelle" ad una parte rilevante delle nostre aziende. A spingere in questa direzione, la convinzione diffusa tra imprenditori e manager italiani che la forma societaria Benefit non comporti di per sé il rischio né di risultati economici meno performanti, né di politiche di dividendo meno attraenti per gli investitori, indipendentemente dalle dimensioni della società. Questo fenomeno si innesta all’interno di un trend molto forte delle imprese quotate in direzione della sostenibilità, che sta diventando un "presupposto necessario" delle prospettive di crescita in ogni ambito di business. Secondo la ricerca, ben l’80% delle quotate ha interesse ad essere e ad apparire sostenibile, certificando gli impegni in ambito ESG e dandone visibilità. Ma tornando al modello societario Benefit, una serie di elementi frenano ancor oggi una sua diffusione più ampia: in particolare (tra gli altri) spicca l’assenza di benefici o agevolazioni fiscali che premino le imprese virtuose, nonostante l’aumento di costi determinato dalla scelta di questo innovativo status. La mancanza di una scelta di campo del Fisco a favore delle società Benefit è oggettivamente, oggi, un non-sense cui il legislatore dovrebbe porre rimedio rapidamente. Una mancanza grave, per molti versi inspiegabile. La società Benefit è infatti una forma giuridica d’impresa evoluta che risponde allo "spirito del tempo", re-interpretando gli schemi classici dell’impresa alla luce della nuova sensibilità ambientale dei cittadini e delle loro nuove aspettative nei confronti delle imprese, alle quali si chiede sempre più di svolgere un ruolo "sociale" concreto e visibile.

Tutto ciò si traduce in un oggetto sociale a più ampio spettro rispetto all’impresa classica, che affianca scopi ambientali e sociali agli obiettivi di profitto, e allarga la platea dei beneficiari dell’attività d’impresa dagli azionisti ad altri portatori d’interesse. E affinché nuovi obiettivi e nuovi beneficiari non rimangano solo nobili propositi di carta, alla società Benefit è chiesto di dar conto del suo operato redigendo una relazione annuale che descriva gli obiettivi, misuri gli impatti, ridefinisca priorità e strumenti, mostrando come gli obiettivi ulteriori rispetto al profitto siano stati perseguiti. Concretezza e valori, interessi economici e bisogni della società, utile individuale e bene collettivo: le società Benefit promettono di abbattere gli antichi recinti, per proiettarci in un mondo (più) responsabile. A noi spetta misurarne le promesse.

[email protected] @FFDelzio

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro