Giovedì 18 Aprile 2024

Più intelligente o più limitante? Il paradosso della Smart city

Matteo Lepore, sindaco di Bologna

Matteo Lepore, sindaco di Bologna

DI COSA PARLIAMO quando parliamo di Smart city? Non semplicemente di una ‘città intelligente’, come la traduzione letterale del termine anglosassone lascerebbe intendere, ma di un’area urbana in cui, grazie all’uso delle tecnologie digitali e, più in generale, dell’innovazione tecnologica, è possibile ottimizzare e migliorare le infrastrutture e i servizi ai cittadini, rendendoli più efficienti. Da solo, tuttavia, il digitale non è sufficiente a rendere una città ‘intelligente’: è necessario, infatti, che l’amministrazione coinvolga enti, aziende e cittadini nella politica pubblica. Una città non può definirsi tale se si isola l’elemento umano. È uno dei tanti temi emersi in occasione delle sei tavole rotonde che i quotidiani del Gruppo Monrif hanno dedicato, nei mesi scorsi, alla nuova frontiera dello sviluppo urbano: un iter di approfondimento che culminerà nell’evento conclusivo del 1° dicembre, dal vivo all’Opificio Golinelli di Bologna e in diretta streaming sui canali social del Gruppo Monrif. L’incontro, dal titolo ‘Il paradosso della Smart city: città più intelligente o più limitante? In bilico tra il miglioramento della qualità della vita e l’aumento del gap sociale’, è organizzato in collaborazione con la Fondazione Golinelli e Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile). L’inizio dei lavori è previsto alle 16:30.

AGNESE PINI, direttrice delle testate QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno, introdurrà l’incontro, che sarà moderato da Valerio Baroncini, vicedirettore de il Resto del Carlino, e da Sandro Neri, responsabile economia di QN Quotidiano Nazionale. Il programma della giornata prevede un breve momento di saluti istituzionali, alle 16.30, con la partecipazione di Matteo Lepore, sindaco di Bologna, e Antonio Danieli, vicepresidente e direttore generale della Fondazione Golinelli. Seguiranno due tavole rotonde. Nella prima, che comincerà alle 17, Sandro Neri condurrà un dialogo sull’importanza dell’integrazione tra le nuove tecnologie e le strutture già disponibili. Interverranno Enrico Giovannini – già ministro dei Trasporti – economista e professore di Statistica economica all’università di Roma Tor Vergata; Claudia Carani, esperta in pianificazione energetica del territorio, project manager di importanti programmi europei (EIE, Leonardo, VII FP, MED, INTERREG IVC, Climate Kic), responsabile della formazione e progettazione energetica in Aess (Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile); Cristina Mezzanotte, presidente Manager Italia Emilia Romagna; Lorenzo Principali, direttore area digitale dell’Istituto per la Competitività (I-Com) e Lorenzo Ferrante, responsabile dei progetti ‘Smart city’ del gruppo Rekeep Spa, che ha sede a Zola Predosa (Bo) ed è specializzato in gestione ed erogazione di servizi legati a immobili, territorio e a supporto dell’attività sanitaria.

Alle 18 avrà inizio la seconda tavola rotonda: Valerio Baroncini farà il punto sulla transizione digitale ed ecologica in Emilia Romagna assieme all’assessore all’agenda digitale del comune di Bologna Massimo Bugani; a Irene Priolo, vicepresidente e assessora a transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, ambiente, difesa del suolo e della costa, Protezione civile della Regione Emilia Romagna; all’amministratore delegato di Nomisma, Luca Dondi dall’Orologio; alla direttrice generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna-Policlinico S. Orsola-Malpighi, Chiara Gibertoni e al presidente di Asvis, Pier Luigi Stefanini.

Lo scrittore indiano Amit Ray ha profeticamente definito la ‘smart city’ una "città intelligente, che dischiude possibilità enormi per la crescita dell’umanità attraverso la fioritura di arti, cultura, scienze, architettura, politica ed economia: ciò grazie allo straordinario mix di natura, innovazione tecnologica, abilità umana e arte". Oggi, il tema delle ‘smart cities’ è quanto mai attuale: per la prima volta nella storia, l’umanità è prevalentemente una specie urbana. Oltre metà del genere umano, infatti, vive nelle città: circa 4 miliardi di persone, su una popolazione complessiva che ammonta ormai a 8 miliardi. Ma i numeri sono destinati a crescere: stando ai rapporti delle Nazioni Unite, entro il 2050 il 70% della popolazione globale vivrà in città. È fondamentale, pertanto, che i centri urbani siano in grado di svilupparsi in modo da garantire una qualità di vita elevata e ottimizzare le proprie risorse. Non solo città più tecnologiche, dunque, ma anche più sostenibili e inclusive. L’Agenda Onu 2030 contiene un ampio capitolo dedicato al rilancio delle città, viste come luoghi in cui si diffondono nuovi bisogni e in cui è urgente mettere in pratica politiche in direzione di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Nella discussione internazionale sul tema emergono anche pareri critici nei confronti delle ‘smart cities’: molti esperti – tra i quali l’archistar olandese Rem Koolhaas, vincitore del prestigioso Premio Pritzker di architettura e fondatore del celebre studio londinese Oma (Office for metropolitan architecture), nonché autore di numerosi best seller sul cambiamento degli spazi urbani – sostengono che le città intelligenti rischiano, in realtà, di diventare ‘stupide’ e inasprire il divario tra ricchi e poveri, già reso drammaticamernte evidente dalla pandemia. C’è chi è arrivato a profetizzare la creazione di ‘una casa di vetro iper-connessa’, una sorta di moderno Panopticon in cui ogni variabile viene attentamente monitorata e disinnescata qualsiasi spinta creativa. Un incubo urbano 4.0, insomma. La sfida per le città italiane è, quindi, saper integrare infrastrutture e tecnologie innovative con le strutture già esistenti sul territorio, per realizzare, nel lungo periodo, sistemi di vita che siano realmente a misura d’uomo.

Posti limitati: è consigliato l’accredito al link cittafuture.quotidiano.netsmartcities.

Maddalena De Franchis

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