Giovedì 18 Aprile 2024

L’Hvo già testato su bus e camion

L’HVO, DI CUI ENI È L’UNICO produttore italiano e il secondo in Europa, può essere utilizzato anche puro in tutte le motorizzazioni omologate: l’HVO puro al 100% consente di abbattere le emissioni di CO2 (calcolate lungo tutto il ciclo di vita) tra il 60 e il 90% rispetto al mix fossile di riferimento. In purezza, il biocarburante HVO è già in utilizzo in diversi contesti: dai mezzi per la movimentazione dei passeggeri a ridotta mobilità in ambito aeroportuale fino alla logistica; inoltre, sono in corso test su autobus, mezzi pesanti e treni con 100% HVO che stanno dando ottimi risultati. Per il trasporto pesante, quindi, il biocarburante è tra le soluzioni di immediata applicazione per i veicoli commerciali perché utilizzabile da subito, con le attuali infrastrutture e motorizzazioni senza impatti sui costi di adeguamento della logistica, delle infrastrutture e dei mezzi. I biocarburanti al momento costituiscono inoltre l’unica alternativa per la decarbonizzazione del trasporto aereo.

L’Eni Biojet è il SAF (Sustainable Aviation Fuel) prodotto nella raffineria Eni di Livorno, in sinergia con la bioraffineria Eni di Gela, esclusivamente da materie prime di scarto, grassi animali e oli vegetali esausti, viene miscelato al 20% nel carburante Jet Fuel Eni così come previsto da ReFuel Aviation. Dal 2024 a Gela verrà avviata la produzione di ulteriori 150 mila tonnellateanno di Eni Biojet, in grado di soddisfare il potenziale obbligo di miscelazione del mercato italiano per il 2025. Sul fronte delle materie prime per i biocarburanti, Eni ha siglato accordi e partnership finalizzati alla valorizzazione delle biomasse da scarti e rifiuti per utilizzarli come feedstock per la produzione di HVO. Gli oli alimentari esausti (UCO, Used Cooking Oils), correttamente raccolti, possono costituire infatti una carica alternativa agli oli vegetali processati nelle bioraffinerie per la produzione del biocarburante HVO. Gli obiettivi strategici di Eni richiedono una fornitura di materie prime diversificate. Il gruppo sta sviluppando una rete di agri-hub nei Paesi africani e ha già sottoscritto accordi in Kenya, Benin, Congo, Angola, Mozambico, Costa d’Avorio, Ruanda e avviato studi di fattibilità in Kazakistan e in Italia. L’obiettivo è quello di condurre nelle realtà più mature una prima fase di attività agricola a partire dal 2022, per poi procedere con la costruzione di impianti di spremitura di semi per la bioraffinazione.

A. Pe.

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