Mercoledì 24 Aprile 2024

La corsa ad ostacoli delle regioni verso la sostenibilità

La corsa ad ostacoli delle regioni verso la sostenibilità

La corsa ad ostacoli delle regioni verso la sostenibilità

ESISTE UN TERRENO di confronto tra le diverse aree del Paese in cui il dualismo Nord-Sud svanisce, perché i divari di sviluppo e di qualità della vita si rimescolano fino (in alcuni casi) a ribaltarsi? Ebbene sì, esiste, ed è il livello di sostenibilità misurato sulla base dei Goal dell’Agenda 2030 dell’Onu. Lo svela un prezioso rapporto della Fondazione dell’Eni, Enrico Mattei, che rappresenta uno strumento utile per le stesse amministrazioni regionali aiutandole a individuare i gap più rilevanti e ad agire per colmarli. Lo studio, coordinato dalla professoressa Laura Cavalli e basato sull’applicazione di una rigorosa metodologia scientifica, propone una comparazione tra le Regioni italiane rispetto a 16 su 17 Goal dell’Agenda 2030 (l’unico goal che rimane escluso è il numero 14, relativo a ‘la vita sott’acqua’, per motivi di comparabilità) utilizzando più di 150 indicatori elementari.

Analizzando i risultati dello studio, colpisce il fatto che quasi la metà delle valutazioni sulle performances regionali rispetto ai 16 Goal non faccia emergere il classico spaccato tra Nord e Sud del Paese, ma mostri una situazione molto più variegata: in alcuni casi è proprio il Sud a essere traino positivo delle performance medie del resto dell’Italia. Un ambito molto sorprendente è ad esempio il Goal 3, ‘Salute e benessere’, la cui centralità è diventata assoluta nell’era del Covid: da una parte, a Nord, Valle d’Aosta ed Emilia Romagna fanno registrare performances al di sotto della media – cosa che stupisce soprattutto rispetto alla forza riconosciuta al sistema sanitario emiliano – dall’altra parte nel Centro-Sud la Sardegna mostra risultati positivi superiori alla media. Molto interessanti sono anche i dati relativi alla difesa dell’ambiente e alla qualità della vita. Lombardia ed Emilia-Romagna, ad esempio, figurano in negativo nelle perfomances dedicate al Goal 11, ‘Città e comunità sostenibili’. E rispetto al Goal 13 ‘Agire per il clima’, è il Nord (escluse Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) ad avere generalmente performances peggiori rispetto ad alcune Regioni del Centro e del Sud. Coerentemente, anche nel Goal 15 ‘La vita sulla terra’ si segnalano prestazioni al di sotto della media per le Regioni settentrionali: sono le Regioni del Centro e del Sud, in particolare l’Abruzzo, ad essere le più attente alla protezione degli ecosistemi e della biodiversità. Il quadro si ribalta rispetto ad altri indicatori, su cui incide maggiormente la capacità di governance dei territori.

Le Regioni del Nord riprendono saldamente il primato negli ambiti a più alto valore economico come quelli del Goal 1 ‘Povertà zero’ (No poverty), del Goal 2 ’Fame zero’ (Zero hunger), del Goal 4 ‘Istruzione di qualità’ (Quality education), del Goal 8 ‘Lavoro dignitoso e crescita economica’ (Decent work and economic growth) e del Goal 9 ‘Industria, innovazione e infrastrutture’ (Industry, innovation and infrastructure). In queste aree, di conseguenza, alcune Regioni del Mezzogiorno fanno registrare dati molto negativi. In particolare la Sicilia è ultima in classifica rispetto ai Goal 4 ‘Istruzione di qualità’, 8 ‘Lavoro dignitoso e crescita economica’, 9 ‘Industria, innovazione e infrastrutture’, la Calabria occupa la posizione di coda in relazione ai Goal 9 ‘Industria, innovazione e infrastrutture’, la Campania è ultima nei Goal 2 ‘Fame zero’ e 10 ‘Ridurre le disuguaglianze’, la Basilicata è maglia nera nel Goal 8 ‘Lavoro dignitoso e crescita economica’.

Tirando le somme, di fronte all’estrema eterogeneità delle performances dei nostri territori, emerge con forza la necessità di una regìa nazionale che indirizzi il Paese verso lo sviluppo sostenibile. Andando oltre la gestione delle risorse del Pnrr, sarebbe molto importante fissare livelli minimi di sviluppo sostenibile che ogni territorio debba raggiungere in un tempo ragionevole. Diversamente, si rischia di costruire una strana corsa ad ostacoli verso la sostenibilità: mentre a livello nazionale si sviluppano progetti faraonici, sui territori ci si limita a riprodurre vincoli, ritardi e arretratezze endogene. Il fenomeno è già visibile, ma siamo ancora in tempo per rimediare.

[email protected] @FFDelzio

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