Il boom delle bici elettriche: una sfida agli amministratori locali

Il boom delle bici elettriche

Il boom delle bici elettriche

CHI VORRÀ correre “nel mio nome”, potrà farlo su una bicicletta elettrica (da enduro). Ha colpito molto qualche giorno fa l’annuncio di Valentino Rossi ad Eicma, la fiera italiana del ciclo e del motociclo: nel momento dell’addio alle corse, il campione che ha fatto la storia del motociclismo ha deciso di affidare il suo nome non ad una moto da corsa, ma ad una speciale electric bike progettata e realizzata in Emilia. Non è un caso: le biciclette elettriche stanno facendo registrare un vero e proprio boom in Italia e in Europa. Se ne sono accorti per tempo i grandi marchi del motociclismo mondiale: un anno fa la Harley Davidson ha lanciato a sorpresa (con un altro brand) tre modelli di bici elettriche, che si ispirano in qualche modo alla mitica moto di Easy Raider. La stessa scelta è stata fatta anche da altri grandi big player delle due ruote a motore come Ducati, Bmw, Triumph, MV Agusta, o dell’automotive come Porsche. Sulla stessa strada si sono mossi naturalmente anche i marchi storici delle bici: Bianchi, ad esempio, ha riportato la produzione in Italia investendo a Treviglio su una fabbrica innovativa capace di produrre bici sia tradizionali sia elettriche.

Ma da dove nasce la “scoperta” delle bici elettriche? È sicuramente uno degli effetti della pandemia e della nuova coscienza green che ne è derivata, che sta spingendo molti cittadini italiani ed europei ad abbandonare l’automobile come mezzo privilegiato per muoversi in città. Nel 2020 si sono vendute in Italia oltre 2 milioni di biciclette, un record storico: di queste 280mila sono state e-bike, con una crescita del 44% rispetto all’anno precedente. E le previsioni di crescita per quest’anno e i prossimi sono ancora superiori: si prevede che nel 2025 si arriverà a vendere circa mezzo milione l’anno di bici elettriche. Ne beneficerà molto l’industria italiana del ciclo: l’intera filiera nel nostro Paese è composta da 2900 aziende, occupa 17 mila addetti e produce circa 9 miliardi di ricavi l’anno.

Nel magico mondo delle e-bike, occorre distinguere due tipologie diverse: le bici elettriche e le bici a pedalata assistita. Le prime - poco diffuse - hanno un motore elettrico e un sistema di accelerazione autonomo rispetto all’uso dei pedali: sono quindi una sorta di scooter elettrici, che possono muoversi anche senza che il ciclista pedali raggiungendo una velocità massima di 45 km orari, e che come tali sono soggetti a immatricolazione, targa e assicurazione. Le bici a pedalata assistita, invece, sono particolari bike fornite di una batteria estraibile e ricaricabile in casa, e hanno una centralina elettronica “smart” che aziona il motore solamente quando il ciclista sta pedalando. In pratica il motore non sostituisce completamente la pedalata, ma semplicemente la “supporta”: per legge deve avere una potenza massima di 250W e spegnersi automaticamente quando si raggiungono i 25 kmh. Le bici a pedalata assistita, dunque, moltiplicano di fatto le capacità fisiche dei biker e sono un mezzo di facile uso per affrontare salite ostiche o percorsi lunghi. E il loro meccanismo di funzionamento rappresenta un “incentivo” per il ciclista, in quanto l’azione del motore è calibrata sul nostro modo di pedalare: più ci mettiamo potenza, più beneficiamo dell’assistenza elettrica.

Tuttavia, almeno due ostacoli importanti impediscono ancor oggi una diffusione di massa delle e-bike nelle nostre città: il prezzo e la sicurezza. Il prezzo medio delle e-bike sta scendendo, ma si aggira ancora sui 2200 euro: non è una cifra alla portata di tutte le tasche e il mercato dell’usato è ancora poco diffuso. Anche sul fronte della sicurezza della circolazione, oggi l’assetto delle nostre città è lontano dal modello ideale: la diffusione delle e-bike nei prossimi anni dipenderà molto dalla rapidità dello sviluppo di piste ciclabili e corsie preferenziali nelle città italiane, poiché la e-bike (a pedalata assistita) può essere guidata su questo tipo di percorsi. Spetterà agli amministratori locali, supportati dalle risorse del PNRR dedicate alla mobilità sostenibile, raccogliere la sfida lanciata dai cittadini.

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