Giovedì 18 Aprile 2024

Il 2026 anno della svolta: bilancio green anche per le Pmi

Il 2026 anno della svolta: bilancio green anche per le Pmi

Il 2026 anno della svolta: bilancio green anche per le Pmi

LA CORSA dell’Europa verso un’economia a zero emissioni parte dalle imprese: il bilancio di sostenibilità è già obbligatorio dal 2017 per le quotate con almeno 500 dipendenti e a partire dal 2024 lo sarà anche per le altre. In base alla direttiva Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive), l’obbligo si allargherà a tutte le grandi imprese europee, indipendentemente dal fatto di essere quotate in borsa, dunque tutte le aziende con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore ai 50 milioni di euro e un bilancio annuo superiore ai 43 milioni. Saranno inoltre tenute a presentare il bilancio di sostenibilità tutte le aziende quotate con eccezione per le microimprese, ovvero le imprese con meno di dieci dipendenti e un fatturato inferiore ai due milioni di euro. Per le piccole e medie imprese coinvolte l’obbligo scatterà dal 1° gennaio 2026 con i dati riferiti all’annualità 2024, perché la direttiva tiene conto della necessità di superare gli effetti della crisi pandemica. La platea delle imprese coinvolte si allargherà così da 11mila a 50mila aziende europee, con conseguenze a cascata per tutti i dipendenti, i fornitori, gli stakeholder. La nuova direttiva, infatti, introduce per la prima volta l’obbligo di rendicontazione della catena di approvvigionamento. Le grandi aziende dovranno quindi includere nel proprio bilancio i fornitori e questo potrebbe portare ad una sorta di manovra ad accerchiamento verso chi, pur non essendo formalmente obbligato, sarà tenuto a fornire i dati per lavorare in filiera. L’idea della Commissione è che se non s’ingaggia tutto l’ecosistema aziendale in questo cambiamento, sarà impossibile far pendere la bilancia in modo stabile verso la sostenibilità.

Un altro elemento centrale sarà la spinta del legislatore nei bandi di sua competenza, come emerge dal Decreto Legislativo del 28 maggio 2021 sulla governance del Pnrr, nel quale si invitano le stazioni appaltanti a prevedere criteri premiali nell’aggiudicazione dei bandi per i soggetti che presentano un bilancio di sostenibilità. L’obiettivo è contribuire a rafforzare le relazioni fra le imprese e la società, ma soprattutto rendere le aziende stesse sempre più consapevoli del loro impatto sulle persone e sull’ambiente. Il bilancio di sostenibilità, infatti, include sia informazioni quantitative che qualitative, sia sul passato che sulla strategia futura, disegnando così un percorso su cui l’azienda può muoversi verso il miglioramento delle performance ambientali.

La vera sfida sarà fare in modo che il bilancio sia la conseguenza naturale di un processo di cambiamento per cui la sostenibilità sarà parte integrante di ogni processo aziendale. Da qui nasce la figura del manager della sostenibilità, che redige il bilancio ed è identificato come uno dei profili più richiesti nel 2021 dall’annuale lista dei Lavori in Crescita di LinkedIn elaborata sul mercato italiano. Al quinto posto tra le professioni in ascesa, dopo le classiche competenze ingegneristiche e gli esperti digitali, il sustainability manager è chiaramente il mestiere verde più ricercato dalle aziende italiane, anche alla luce degli investimenti previsti dal Pnrr per mettere in pratica la transizione energetica ed ecologica che l’Italia ha promesso a Bruxelles. Si tratta di un profilo chiamato a gestire le politiche ambientali di piccole e grandi imprese, assicurando il rispetto degli standard di sostenibilità e la conseguente riduzione dell’impatto ambientale dell’azienda.

La nascita della professionalità del sustainability manager è piuttosto recente, per cui la figura è in continuo divenire, sia per il ruolo che per la formazione. Il manager della sostenibilità interviene nelle decisioni strategiche e di programmazione, puntando a far diventare sostenibili tutti i processi aziendali, dall’approvvigionamento alla distribuzione del prodotto, fino al fine vita. Le lauree in economia aziendale e management e quelle in giurisprudenza garantiscono le basi ideali per intraprendere la professione. Attualmente in mercato formativo italiano propone numerosi percorsi di specializzazione che approfondiscono la tematica della sostenibilità declinata nelle sue diverse accezioni. Fra i master più specifici, dal 2019 l’ateneo di Milano Nord, insieme a Fondazione Feltrinelli e in collaborazione con Statale, Politecnico di Milano, Università di Pavia e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), propone il Master in Sustainable Development Jobs, diretto da Matteo Colleoni, ordinario alla Bicocca, che include economia circolare, nuovi modelli di consumo, integrazione di strumenti di progettazione partecipata, ma anche innovazione sociale, comunicazione, sensibilizzazione. I Sustainable Development Jobs sono una serie di figure in grado di lavorare ai più svariati livelli della sostenibilità: dal sustainability manager al resilience officer fino alle professioni specializzate nel monitoraggio o nella valutazione degli impatti sociali e ambientali.

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