Mercoledì 24 Aprile 2024

ASSET VERDI OPPURE NO? IL REBUS DI GAS E NUCLEARE

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LA CARICA della finanza green si è fatta ormai strada con forza nei portafogli degli investitori, ma la mancanza di uniformità dei parametri che definiscono gli asset finanziari come sostenibili determina ancora molte incertezze. Il legislatore europeo sta mettendo mano al problema con l’Eu Taxonomy Climate Delegated Act, un sistema di classificazione utile per guidare gli investitori nelle loro decisioni, in vigore già dal 13 luglio 2020. Manca però ancora un tassello importante: i criteri tecnici per attribuire il bollino di attività sostenibile, che verranno pubblicati sotto forma di Atti delegati e che avrebbero dovuto essere pubblicati entro il 2020, ma hanno subito un rinvio per l’opposizione di alcuni Paesi. La tassonomia è un sistema in costruzione, che si arricchirà ed evolverà nel tempo, ma il tema oggi al centro del dibattito è l’inclusione o meno del nucleare e del gas naturale fra le fonti energetiche considerate sostenibili. In base alle indiscrezioni degli ultimi giorni, una proposta per includerli entrambi nella tassonomia della finanza verde dell’Unione sta circolando a Bruxelles.

Il documento arriva sull’onda delle dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, secondo cui l’esecutivo dell’Unione si appresta a presentare una proposta su gas e nucleare. "Serve più energia da rinnovabili. È più economica, priva di emissioni di carbonio e viene prodotta all’interno dell’Unione", ha scritto von der Leyen su Twitter dopo l’incontro in cui i leader dell’Unione hanno discusso la risposta del blocco all’aumento dei prezzi dell’energia. Ma ha aggiunto: "Abbiamo anche bisogno di una fonte stabile, il nucleare e, durante la transizione, di gas. Questo è il motivo per cui presenteremo la nostra proposta di tassonomia". In pratica, il documento profila un compromesso fra il governo francese, che spinge per un’inclusione del nucleare nella tassonomia verde, e gli altri governi europei pro-gas, fra cui la Germania e l’Italia, che chiedono un via libera all’utilizzo del gas come fonte energetica di transizione. Il cosiddetto ‘non-paper’, rivelato da Euractiv, stabilisce criteri tecnici dettagliati per qualificare il gas come attività transitoria ai sensi delle regole di finanza sostenibile dell’Ue. Per qualificarsi come investimento sostenibile, secondo la bozza di documento, le centrali elettriche a gas o gli impianti di cogenerazione non devono emettere più di 100 grammi di CO2 equivalente per kilowattora. Il criterio sulle emissioni di 100g di CO2 è lo stesso delle precedenti proposte circolate lo scorso anno, che sono state respinte in quanto troppo rigorose da un gruppo di 10 paesi dell’Ue pro-gas, che hanno minacciato di porre il veto alla proposta. Per placare le preoccupazioni dei critici, il documento stabilisce ulteriori criteri per la qualificazione degli impianti a gas come "attività transitoria", accompagnati da una clausola di caducità (fino al 31 dicembre 2030), che alzano l’asticella fino a 340g di CO2kWh.

Gli ambientalisti hanno subito denunciato questi criteri come "radicalmente più deboli" rispetto ai precedenti piani elaborati dalla Commissione europea. Dietro al nuovo documento c’è il lavoro dei diplomatici francesi, per trovare un compromesso sulla tassonomia che soddisferebbe i sostenitori del gas e dell’energia nucleare. Dalla sua la Francia ha Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia. Far passare questa impostazione nel mondo finanziario, però, non sarà così semplice. La Net-Zero Asset Owner Alliance, un network di 61 tra le maggiori compagnie assicurative e fondi pensioni del mondo sotto il cappello dell’Onu, si è già pronunciato, sostenendo che il gas deve restare fuori dalla tassonomia verde, altrimenti la transizione energetica dell’Europa non è credibile, mentre sul nucleare servono più cautele, l’ok va dato solo dopo aver valutato l’impatto con criteri più stringenti in base al principio di precauzione. "L’Alleanza sostiene una tassonomia che sia credibile, utilizzabile, basata sulla scienza e sulle evidenze", si legge nel documento, pubblicato in anteprima da Bloomberg. L’inclusione del gas "sarebbe incoerente con l’alto livello di ambizione del quadro tassonomico dell’Ue nel suo complesso", afferma il documento.

Il suggerimento che arriva dagli investitori è di creare un provvedimento ad hoc, separato dalla tassonomia verde, che attribuisca un ruolo transitorio, con una scadenza chiara, agli investimenti nel gas. In parte è già stato fatto: l’ultima proposta mette una tagliola al 2030 per questi investimenti. Ma si tratta ancora di ritocchi poco chiari al testo della tassonomia. Diverso il parere sul nucleare. Per l’energia dall’atomo l’Alleanza consiglia di fare delle valutazioni più prudenti e, soprattutto, di usare criteri più stretti per giudicare l’impatto complessivo dell’energia atomica. Per il nucleare "sarà della massima importanza applicare criteri rigorosi nel valutare" il principio del non nuocere in modo significativo (do not significant harm) "rispetto agli altri obiettivi ambientali", indica il documento. In filigrana sembra di cogliere un riferimento alla questione delle scorie e del combustibile esausto, vero tallone d’Achille dell’ok al nucleare nella tassonomia verde.

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