
Carlo Sangalli, 87 anni, presidente Confcommercio dal 2006
L’occupazione è "ai massimi", tanto che "è difficile reperire" manodopera qualificata nel terziario di mercato. È l’allarme di Confcommercio, secondo cui nel 2025 commercio, ristorazione e alloggio non riusciranno a trovare circa 260mila lavoratori. Si tratta di un dato in crescita rispetto al 2024 (+4%) ed è "una vera e propria emergenza, perché rischia di frenare la crescita economica dei settori considerati e del prodotto lordo dell’intero sistema italiano". Ma questa è una faccia della medaglia e l’altra, negli stessi comparti, anche e soprattutto per effetto dei contratti cosiddetti "pirata" (che fanno dumping contrattuale proprio rispetto all’accordo collettivo tra la stessa Confcommercio e le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil), è rappresentata dal lavoro "povero" e sottopagato, con retribuzioni anche di 7 mila euro più basse di quelle del contratto principale.
A livello più complessivo arriva il j’accuse dell’Ufficio parlamentare di bilancio, guidato da Lilia Cavallari, che punta l’indice contro la nuova curva delle aliquote Irpef disegnata dalla riforma fiscale, perché, a conti fatti, complice l’inflazione al 2%, determina un maggiore esborso di circa 370 milioni a carico soprattutto del lavoro dipendente e dei pensionati. E ciò nonostante la sforbiciata alle tasse. Ma torniamo al mercato del lavoro. A sottolineare la mancanza di lavoratori nel terziario è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: "Colmare la distanza tra domanda e offerta di lavoro non è solo urgente, è fondamentale per la crescita del Paese". A stretto giro arriva la risposta del leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri. "Questi lavoratori qualificati li puoi trovare se li paghi, se applichi i contratti e se dai loro tempi di lavoro dignitosi", attacca il segretario generale. Da Confcommercio, a loro volta, ribattono ricordando a Bombardieri che i contratti vengono "sottoscritti con i sindacati di categoria aderenti a Cgil, Cisl, Uil" e che "portano con sé anche una robusta dotazione di welfare". A mettere a fuoco il mercato del lavoro del terziario, però, provvede la sigla di cateroria della Uil, la Uiltucs con quattro ricerche svolte da quattro esperti di lavoro e presentate nella tre giorni organizzata a Firenze dal titolo "Libertà povera, povera libertà". L’incidenza del lavoro precario e atipico nei servizi raggiunge il 34,7%, e il 50% nella ristorazione. Ma sono le attività ad alta precarizzazione a registrare i livelli retributivi più esigui che, nella ristorazione, si attestano a circa 10 mila euro annui lordi per i lavoratori stabili, a 5500 euro per quelli a termine, e 7100 agli stagionali.
Ci sono poi lavoratrici e lavoratori che fanno lo stesso lavoro, hanno un’identica mansione, ma una differenza di stipendio che, in un anno, può arrivare anche ad oltre 7mila euro. "I tanti rinnovi hanno riaffermato nel migliore dei modi il valore del Contratto collettivo nazionale – spiega Paolo Andreani, segretario generale Uiltucs –. Il lavoro grigio e precario ruba i sogni di tante persone per gli orari impossibili, programmati di settimana in settimana per le poche ore di lavoro che condannano 600.000 part-time involontari, in prevalenza giovani e donne a povertà salariale e previdenziale". Da qui la "Proposta 25-50-100" che si basa su 3 richieste contrattuali: l’incremento del part-time minimo a 25 ore, la paga oraria incrementata la domenica del 50%, e nei festivi del 100%.
Claudia Marin