Martedì 23 Aprile 2024

Sorpresa sanzioni: il rublo è più forte di prima. Ecco perché

La valuta russa è la migliore fra le 31 monitorate da Bloomberg, gli analisti: "Serve per pagare il gas". L’euro ai minimi dal 2017 sul dollaro

Vladimir Putin è nato a San Pietroburgo il 7 ottobre 1952

Vladimir Putin è nato a San Pietroburgo il 7 ottobre 1952

Se l’esercito russo riuscisse ad avanzare in Ucraina come fa il rublo sui mercati valutari, Mosca avrebbe già vinto la guerra. Nel corso del 2022 la moneta russa è stata la migliore tra le 31 valute principali monitorate da Bloomberg. Se a inizio anno servivano 75 rubli per un dollaro adesso ne bastano circa 59, il 21% in meno, con la valuta russa ai minimi sul biglietto verde da due anni e mezzo.

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Discorso diverso per l’euro, che invece dopo lo scoppio del conflitto è sceso ai minimi dal 2017 sul dollaro, dalla cui parità sta cercando di allontanarsi dopo aver toccato quota 1,038 lo scorso 12 maggio (era a 1,13 a fine 2021). Diversi i fattori dietro questo andamento divergente. Ma il conflitto e i suoi effetti sui mercati, sull’inflazione e sulle banche centrali stanno giocando un ruolo determinante.

Ieri il rublo si è posizionato, dunque, a 58,90 contro il dollaro negli scambi volatili alla Borsa di Mosca. Contro l’euro la moneta russa si è rafforzata di oltre il 5% a 60,89 dopo aver toccato quota 59,02, il suo massimo da giugno 2015.

All’origine di questa forza ci sono anzitutto le difese schierate da Mosca a protezione della propria valuta, inabissatasi fino a quota 140 dopo l’avvio dell’"operazione militare speciale": raddoppio dei tassi al 20% (ora sono ridiscesi al 14%), obbligo per le aziende esportatrici di convertire l’80% della valuta estera in rubli e introduzione di una serie di controlli sui capitali. A cui si aggiunge la pressione per costringere le aziende europee a pagare il gas in rubli.

"L’apprezzamento dipende sì dai controlli sui capitali ma anche dal fatto che sul mercato c’è domanda di rubli per esigenze di pagamenti", spiega Roberto Mialich, FX Strategist di UniCredit. Secondo cui nel medio- lungo termine l’anomalo rally del rublo è destinato a rientrare, risentendo dell’attesa contrazione dell’economia russa e di un possibile nuovo taglio dei tassi. Alla debolezza dell’euro contribuisce invece la diversa velocità con cui Fed e Bce si sono incamminate lungo la strada del rialzo dei tassi, con la seconda più titubante nell’individuare nell’inflazione, alimentata ulteriormente dalla guerra, il nemico da battere.

Un gap che la Bce si è resa conto di dover ridurre, con una sterzata “hawkish“ che ha contribuito a riportare l’euro sopra quota 1,05. "Un euro troppo debole andrebbe contro il nostro obiettivo di stabilità dei prezzi" diventando un "driver di inflazione importata", ha ammonito non a caso il governatore di Francia, Francois Villeroy de Galhau, "L’altro fattore che ha guidato il cambio euro-dollaro è la guerra, a cui l’Europa è più esposta degli Usa dal punto di vista geografico ed economico", spiega ancora Mialich. I suoi impatti sulla crescita – in caso di escalation del conflitto, anche “energetica“ – rappresentano la principale minaccia per la parità della moneta unica sul dollaro. Che, in presenza di tensioni sui mercati, vedrebbe la sua forza amplificarsi, come accade ora, grazie al ruolo di "moneta rifugio per eccellenza".