Sanità al collasso. Pochi medici, attese infinite. Le Regioni: "Più soldi dal governo"

Asse inedito tra Lombardia e Campania per stabilire il riparto del fondo sanitario 2022. "Con 4,4 miliardi si coprono appena le spese sostenute per fronteggiare il Covid"

Roma, 1 dicembre 2022 - È guerra aperta fra Regioni e governo sui fondi per la sanità. Con una novità non irrilevante: si è creato, infatti, un asse inedito fra Lombardia e Campania per contestare il riparto delle risorse. Pomo della discordia anche il capitolo della Legge di Bilancio destinato a Asl e ospedali, con una dote di 4,4 miliardi che i governatori giudicano insufficiente non solo per fare fronte all’eredità ancora ingombrante del Covid ma, soprattutto, alla luce del caro-bollette e dell’inflazione. Ma sul piede di guerra non ci sono, solo, i medici ospedalieri. Anche quelli di famiglia sono pronti alla mobilitazione e minacciano, addirittura, una serrata degli ambulatori. Cerca di calmare le acque il neoministro della Salute, Orazio Schillaci che difende la manovra economica ma spera anche di trovare nuove risorse per sostenere il settore.

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Un esame oculistico
Un esame oculistico

Nel frattempo, punta a incentivare i medici per farli lavorare più ore in corsia e ridurre, così, le liste di attesa. "I nostri organici – spiega in un’intervista – non sono inferiori a quelli di altri Paesi e, in ogni caso, non possiamo da un giorno all’altro trovare nuovi dottori". Ma, la tensione è altissima. E il presidente della Lombardia, Lorenzo Fontana, non nasconde la sua irritazione. "A questo punto mi alleo con il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e dico che anche io voglio essere riportato quantomeno alla media nazionale". Pomo della discordia, i criteri per il riparto del fondo sanitario del 2022, per il quale ancora manca un’intesa. Il prossimo round è previsto domani, ma la strada per un’intesa è tutta in salita. In gioco, circa 118 miliardi di euro da assegnare secondo una serie di criteri, dall’età media al cosiddetto indice di "deprivazione" che considera anche fattori socio-economici (come la povertà o l’indice di mortalità).

Sanità italiana: tempi di attesa
Sanità italiana: tempi di attesa

Il presidente della Campania, da sempre in prima linea sul fronte della sanità, incassa la solidarietà del collega lombardo ma non fa commenti: "È un ulteriore segnale politico al governo in vista della prossima riunione". Ma la verità è che i 4,4 miliardi di risorse aggiuntive previste dalla manovra del 2023 (la metà dei quali già stanziata dal precedente esecutivo) sono appena sufficienti a coprire i costi aggiuntivi già sostenuti per l’emergenza Covid e che si attestano sui 3,8 miliardi. Se a questo aggiungiamo le spese schizzate alle stelle per l’energia e per gli altri costi di funzionamento delle strutture, è evidente che i conti non tornano. "Spero che nel passaggio parlamentare i fondi previsti dalla manovra siano raddoppiati. O che si valuti per lo meno la possibilità di attingere alle risorse europee del Mes", fa sapere l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’amato. Preoccupato anche il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: "I due miliardi in più previsti per il prossimo anno non saranno sufficienti. Anzi, il rapporto fra Pil e spesa sanitaria sarà il più basso degli ultimi anni". Sulla stessa linea anche l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza: "La lezione del Covid ci insegna che dobbiamo mettere più risorse nel settore. Invece, non si investe più come prima".

L’ultima versione della legge di Bilancio non piace per nulla neanche ai medici di famiglia. "Se necessario siamo primo a una mobilitazione, anche con la serrata dei nostri studi", minaccia Silvestro Scotti, segretario generale della Finmmg, la federazione del settore. "Siamo sottoposti a carichi di lavoro insostenibili e economicamente penalizzati per i costi del caro energia. Ed è francamente inaccettabile la totale assenza nelle manovra economica di misure di sostegno per la categoria". Infatti, rispetto ad altre categorie di professionisti che adeguano le tariffe ai costi sostenuti, spiega Scotti, "il nostro è un servizio pubblico regolamentato da una Convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. Abbiamo i redditi fermi a 4 anni fa mentre i costi sono aggiornatissimi".