Sogin accelera sul decommissioning nucleare. E sul deposito c'è un (piccolo) spiraglio

Previsto dal 2020 al 2025 un investimento di 900 milioni di euro per il decommissioning. E c'è una possibile novità clamorosa. Secondo una bozza di un documento del Mise filtrata alla stampa, non è escluso che maturi un finanziamento di 350 milioni di euro per il deposito nazionale, grazie ai fondi del Mes.

Centrale nucleare di Latina, le operazioni di smantellamento

Centrale nucleare di Latina, le operazioni di smantellamento

Roma, 11 settembre 2020 - Sogin accellera lo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari italiani mentre il deposito nucleare resta in "stand by" per scelta della poltica. Ma fanche su questo punto (forse) qualcosa si muove perchè secondo una bozza di un documento del Mise sugli interventi che il governo potrebbe finanziare con il Mes - vista da addetti ai lavori e non confermata da Sogin -  ci sarebbero proprio il deposito nazionale con annesso parco tecnologico. Si parla di una prima tranche 350 milioni di euro nel 2021 a fronte di una spesa complessiva per l'intero deposito/parco tecnologico di circa 1.2 miliardi.

Interrogato dai giornalisti a margine della presentazione del piano industriale l'Ad Emanuele Fontani  da detto che il deposito "resta un punto interrogativo", ma "averlo è una necessità e direi  un diritto degli italiani".  "Noi - ha proseguito - siamo pronti". Il progetto è definito da tempo e così la Cnapi (la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee) che è ancora chiusa in un cassetto del governo, ma "siamo il braccio che rispetta la volonta' di ministeri e governi che decidono. Se ci viene chiesto, velocizziamo, ma siamo il braccio operativo non la testa pensante". Anche in caso di una decisione su dove farlo nel 2020, sottolinea, "faremmo un errore a dire che l'apertura è sicuramente nel 2029".    "Le tempistiche - prosegue - sono definite dalla legge  e una decisione nel 2020 vuol dire 2026 inizio realizzazione e 2029 apertura del deposito ma poi ci sono incognite sui tempi realizzazione che dipendono dalla localizzazione", oltre che da eventuali e anzi probabili proteste locali se il processo decisionale non sarà ottimamente gestito. 

Nell'attesa che la poltica batta un colpo, a Sogin, la società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, non resta quindi che fare e fare ben il suo "core business": smantellare i vecchi impianti. Il nuovo piano industriale prevede avanzamenti nel decommissioning per oltre 900 milioni di euro, con un picco di attività nel biennio 2022-2023 (179,1 milionin nel 2022 e 207,4 nel 2023) dovuto, fra l'altro, all'avvio degli smantellamenti dei reattori delle centrali di Trino e Garigliano e alla realizzazione del Complesso Cemex a Saluggia. Questa pianificazione consentirà, per la società, di raggiungere gli obiettivi previsti dal nuovo "Piano a Vita Intera" e una crescita del valore medio delle attività, dai 62 milioni di euro registrati nel periodo 2013-2019 ai 151 milioni di euro nell'arco di Piano (+144%). Un incremento da 89 milioni l'anno è un obiettivo sfidante, ma possibile.

"Il Piano Industriale di Sogin per il 2020-2025 - osserva l'Ad Fontani - va nella direzione di essere estremamente performanti nel core business, che e' il decommissioning degli impianti nucleari italiani. Abbiamo messo in piedi un sistema che va inteso alla semplificazione dei processi in modo da poter lavorare con una maggiore incisivita'. Un nuovo modello organizzativo che ottimizza i meccanismi di coordinamento tra le diverse funzioni aziendali e valorizza ruoli e responsabilità. Vogliamo essere più veloci, con processi più snelli e lineari, accrescere l'intergrazione verticale con l'obiettivo di svolgere meglio e ad un costo più basso il  decommissioning degli impianti". "Possiamo farcela grazie al rafforzamento del settore ingegneria - spiega Fontani - con la differenziazione tra ingegneria core e non core,  con un licensing piu' omogeneo, con una migliore gestione dei contratti" e inoltre "cercheremo di fare il piu' possibile al nostro interno con le forze che abbiamo".

Il lavoro di SogIn per garantire l'uscita in sicurezza del nostro paese dal nucleare sarà lunga  costosa. il costo cumulato delle sole attività di decommissioning sarà di qui al 2035  di oltre 2,3 miliardi di euro. Secondo il "Piano a vita intera" presentato a fine giugno all'Arera, i tempi per arrivare al "brown field" (impianto smaltellato  rifiuti in sicurezza sullo stesso sito) sono i seguenti: Bosco Marengo 2020, Garigliano 2026, Latina 2027, Trino e Casaccia 2029, Caorso 2031,Ispra I 2034, Saluggia e Trisaia 2035. La chiusura di Trino, Saluggia e Trisaia vengono anticipate rispetto alle stime del 2017.

 

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