Martedì 23 Aprile 2024

Addio pausa caffè alla macchinetta, il settore in crisi: basta smart working

L’appello delle aziende dei distributori automatici. "Perdiamo il 32%, il governo faccia rientrare tutti in ufficio"

Giampaolo Morelli, 47 anni, nei panni dell’ispettore Coliandro, alla macchinetta

Giampaolo Morelli, 47 anni, nei panni dell’ispettore Coliandro, alla macchinetta

Milano, 16 febbraio 2022 - Addio pausa caffè con la chiavetta (o le classiche monetine) al distributore automatico in fabbriche e uffici. Un’abitudine – insieme con quella dell’acquisto della bottiglietta di acqua minerale o dello snack – per milioni di impiegati per spezzare i ritmi del lavoro e (perché no?) scambiare due parole con colleghe e colleghi, far nascere amicizie o qualcosa di più e magari criticare il capo. La pandemia e quindi lo smart working, con il lavoro da casa, non solo hanno colpito bar e ristoranti, che secondo la Fipe anche per i lockdown e la paura dei contagi, hanno perso in due anni oltre 200mila posti di lavoro e più di 90 miliardi – ma anche, all’interno del grande mondo del commercio, il settore della distribuzione automatica di alimenti e bevande.

Nel 2020 la chiusura preventiva di scuole, uffici e pubbliche amministrazioni dovuta alla pandemia aveva causato la perdita di oltre il 31% di fatturato della distribuzione automatica con un calo a 1,6 miliardi di euro (tra mercato del vending e quello dell’ocs-caffè a capsule e cialde) per un totale di 4,4 miliardi di consumazioni in Italia. Tra gennaio e agosto del 2021 si era assistito a una ripresa (+9,21%) trainata da caffè (+12,13%) e acqua (+10,88%), i prodotti più consumati ai distributori automatici sebbene il settore sia rimasto ancora lontano dalla situazione pre Covid tanto da registrare sul 2019 un meno 15,17% e punte più alte per la minerale (-38,78%) e gli snack salati (-45,58%) a causa anche della chiusura delle scuole.

L’arrivo della variante Omicron con l’aumento repentino dei contagi a dicembre e la conseguente circolare del 5 gennaio dei ministri Brunetta e Orlando che raccomandava "il massimo utilizzo della modalità di lavoro agile" ha fatto nuovamente crollare, è l’allarme lanciato da Confida – l’associazione aderente a Confcommercio che rappresenta la distribuzione automatica – i ricavi delle oltre 3mila aziende con più di 30mila addetti che gestiscono circa 800mila vending machine installate. Un numero che vede l’Italia in testa in Europa rispetto ai 626mila distributori automatici presenti in Francia, ai 611mila in Germania e ai 408mila in Inghilterra. "A gennaio gli operatori del vending hanno registrato perdite del 31,55% dovute principalmente alla ripresa dello smart working che ha svuotato aziende e pubbliche amministrazioni contribuendo al crollo verticale delle consumazioni – avverte Massimo Trapletti, presidente di Confida –. Le nostre aziende sono in grave difficoltà e difficilmente potranno resistere fino al 31 marzo, ossia alla fine dello stato di emergenza".

Nella seconda parte del 2021, con i contagi prevalentemente sotto controllo, c’era stata una progressiva diminuzione del lavoro agile. Secondo l’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano a marzo 2021 gli smart worker erano 5,37 milioni (di cui 1,95 nelle grandi imprese, 830mila nelle Pmi, 1,15 milioni nelle microimprese e 1,44 nella PA) mentre a settembre erano scesi a 4,07 milioni. All’interno dell’allentamento delle misure anti Covid che sta pia nificando il governo, aggiunge Trapletti "chiediamo di revocare la circolare del 5 gennaio" promuovendo il rientro dei lavoratori in presenza sia nel settore pubblico (che vale il 18% dei ricavi complessivi) sia in quello privato. Ma le aziende della distribuzione automatica chiedono anche di modificare il DL Sostegni Ter alzando la soglia di fatturato almeno a 10 milioni rispetto agli attuali meno di 2, e le perdite minime al 20% in modo, conclude il presidente Confida "da far accedere agli aiuti tutte le aziende che in questo momento sono in difficoltà".