
Il fronte anti-inflazione potrebbe vedere anche l’industria in prima linea. Sembrano aver fatto breccia i reiterati appelli del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per l’adesione del settore industriale al Patto contro il caro prezzi, similmente a quanto avvenuto in Francia. Nei prossimi giorni infatti alcune sigle del comparto riuniranno i propri consigli direttivi per decidere il da farsi. Se l’ipotesi divenisse certezza si amplierebbero le forze coalizzate dal governo per fermare i rincari nei prossimi mesi, dopo la precedente adesione della grande distribuzione organizzata e del commercio al patto voluto dal Mimit. L’accordo partirà il primo ottobre e durerà un trimestre, con l’obiettivo di difendere il carrello della spesa dall’offensiva dell’inflazione attraverso prezzi calmierati.
Benché al momento non siano previsti incontri al ministero è possibile che alcune interlocuzioni potrebbero tenersi prima del 10 settembre, termine ultimo per la definizione delle linee guida dell’accordo. Intanto occhi sempre puntati sui carburanti. I rincari delle ultime settimane potrebbero non aiutare la frenata del carovita certificata anche dall’ultima rilevazione dell’Istat a luglio: +5,9% dal +6,4% di giugno. Il timore è che l’aumento dei costi di trasporto possa scaricarsi sui prezzi finali dei beni, compresi quelli di prima necessità. Dopo i rialzi, concentrati attorno a Ferragosto, nell’ultima settimana i prezzi alla pompa sono rimasti stabili. L’ultimo aggiornamento del Mimit indica un prezzo medio per la benzina, sulla rete autostradale in modalità self, di a 2,021 euro al litro.
Per il gasolio invece, sempre in autostrada, lieve ritocco a 1,934 euro al litro rispetto a 1,935 euro rilevato nel weekend. Il governo per ora sembra mantenersi sulla strada fin qui tracciata: nessun intervento sulle accise e priorità invece al taglio del cuneo fiscale, con l’obiettivo di rendere strutturale la sforbiciata del 7% operata nel corso del 2023. Serviranno una decina di miliardi. Il tema benzina non è entrato nell’ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri. E non dovrebbe essere discussa, al momento, nemmeno l’ipotesi circolata nei giorni scorsi di un bonus carburanti da 150 euro per le fasce di reddito più basse. Valutazioni discordanti, invece, sul fronte dei consumatori alla notizia che anche l’industria potrebbe aderire al patto anti-inflazione.
Non va per il sottile l’Unc che paragona l’accordo a una "scatola vuota" anche con il contributo dei produttori. "Se l’intesa non viene modificata radicalmente, inserendo un elenco specifico dei prodotti, per ognuno dei quali stabilire precisi impegni lungo la filiera, non serve a nulla e l’effetto reale per le tasche delle famiglie è pari a zero", afferma il presidente dell’Unc Massimiliano Dona. Più ottimista Assoutenti per cui il paniere anti-inflazione potrebbe determinare, a regime, risparmi per circa 4 miliardi di euro. La stima prende in considerazione l’ipotesi di un abbattimento dei prezzi del 10% sul "carrello della spesa" nel trimestre di applicazione dell’accordo. In questo caso il risparmio medio per una famiglia tipo sarebbe di 155,3 euro.
Marco Principini