Sgambetto sindacale alle spese natalizie oggi. Specialmente nella grande distribuzione e i grandi marchi del turismo e la ristorazione. A cercar di far breccia nello shopping per chieder attenzione alle proprie rivendicazioni sono gli oltre 5 milioni di lavoratori del settore, che reclamano il rinnovo e l’adeguamento salariale di ben 10 contratti collettivi scaduti in media da oltre 3 anni.
Lo "sciopero senza precedenti" proclamato per l’intera giornata di oggi da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs è dovuto allo stallo nelle trattative per il rinnovo. "A fronte di richieste di adeguamenti salariali al carico dell’inflazione che ha sottratto praticamente una mensilità a contratti scaduti nel 2019 – spiega in proposito il segretario della Uiltucs, Paolo Andreani –, la controparte datoriale propone a sua volta riduzioni salariali", attraverso la riduzione di istituti quali la 4esima, degli scatti di anzianità, dei permessi retribuiti.
La protesta riguarda oltre 5 milioni di persone: più di un quarto degli oltre 18 milioni di lavoratori dipendenti (su circa 26 totali) italiani. In settori, spiegano i sindacati, "che occupano molti giovani e donne, spesso part-time o stagionali, flessibili all’eccesso, alla mercé di orari e turni più che faticosi e salari bassi". Che nel turismo, ad esempio, arrivano a 11 mila euro l’anno e nella ristorazione non arrivano ai 9 euro discussi come minimo dalla politica. Quasi la metà sono gli impiegati del commercio, dei grandi marchi di distribuzione dove oggi potrebbe essere maggiore il disagio. Ma in tutto si tratta di 4 contratti del settore terziario, dal commercio alla distribuzione, e 6 del turismo: che comprendono mense, alberghi, ristorazione. "Dicono che il terziario sia il grande polmone occupazionale – spiega Andreani – Ma si tratta di lavoro diffuso in prevalenza povero: con stipendi bassi, orari ridotti e un considerevole inquinamento da parte del nero". In settori che necessitano di sempre maggior flessibilità, sette giorni su sette, h24.
Per stare alle cifre: a fronte di richieste che si aggirano sui 250-300 euro lordi mensili, i datori offrono fino a 160 euro, col mondo cooperativo che, a detta dei sindacati, spicca per riluttanza. "Speravamo nella defiscalizzazione degli adeguamenti salariali", spiega Andreani. Ma non c’è stata. Confcommercio e Confesercenti ribadiscono quindi la disponibilità a riaprire il confronto e "riconoscere incrementi salariali in linea con l’inflazione". Ma "a condizioni di piena sostenibilità per le imprese". Mentre la ministra del turismo Daniela Santanché dubita che sia "di buon senso fare questo sciopero" nel pieno del consumismo natalizio e presagisce una "partecipazione irrisoria", le associazioni dei consumatori – Adoc e Federconsumatori – e i pensionati dello Spi-Cgil esortano a un giorno di riposo solidale del portafogli.