Giovedì 25 Aprile 2024

Servono idee e investimenti per far ripartire un Paese fermo

di Giuseppe Turani

Se si prende come base il 2019, è abbastanza semplice calcolare quanto ci verrà a costare il Coronavirus. Gli esperti europei stimano una caduta del Pil superiore all’11%. Stiamo larghi con le stime e valutiamo quindi una perdita 2020 di circa 200 miliardi. L’anno seguente – dicono gli esperti – si va in ripresa. Ma si rimane comunque sotto del 5-6% rispetto ai livelli del 2019. E quindi è corretto calcolare un’altra perdita di 100 miliardi. In totale sono 300 miliardi in due anni, nell’ipotesi che nel 2021 il virus se ne sia andato (o sia stato trovato un vaccino che lo neutralizzi). Cioè 5mila euro a testa, bambini e ottuagenari compresi. Ma bisognerebbe anche calcolare quello che accade sul fronte della finanza pubblica. Tutti i limiti alle spese sono saltati e i vari governi, con quello italiano in prima fila, spendono liberamente. Anche qui gli esperti pensano che si possa arrivare a un rapporto debito pubblicoPil superiore a 150-160%.

Su questo grande debito bisognerà pagare gli interessi (e anche diminuirlo, magari, restituendo un po’ di soldi). Bisognerà arretrare di molti miliardi. Ma a questo non si pensa. È implicito che questi denari non verranno mai restituiti: peggio per chi è stato così avido da prestarceli. Passata la festa gabbato lo santo. I politici che fanno questi pensieri trascurano un fatto elementare. In realtà, i prestatori sono in gran parte gli italiani stessi. Insomma, pagheranno i soliti, cioè gli italiani. Per soffrire meno servirebbe una ripresa fortissima, più di quella prevista oggi. Ma nessun Paese è mai andato in ripresa distribuendo denaro degli stessi cittadini ai cittadini. Se si vuole davvero la ripresa, bisogna fare investimenti, cioè investire su cose produttive. Ma per fare questo serve un piano, servono idee. E qui invece non c’è niente. A fatica, forse, si aprirà qualche cantiere, sempre che la burocrazia non lo chiuda la mattina dopo. Questo è il momento in cui un Paese avrebbe bisogno di fatti. Invece per ora abbiamo solo parole. Una montagna. Ma con quelle non si fa ripresa e non riparte niente.

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