Sei mesi per far ripartire le assunzioni dopo il virus

Le previsioni di Adhr. Solo l’agricoltura cerca manodopera

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BOLOGNA

L’automotive praticamente fermo. Intere filiere bloccate. E chi lavora, difficilmente potrà fare nuove assunzioni per un pezzo. Intanto, l’agricoltura fatica a trovare la manodopera di cui avrebbe bisogno. A descrive i cambiamenti sul mercato del lavoro causati dalla pandemia è Leonardo Nieri (nella foto), il presidente di Adhr Group, società di somministrazione del lavoro con quartier generale a Bologna, che stima in sei mesi il tempo necessario a veder ripartire le assunzioni. "Il 70% delle nostre aziende clienti oggi è ferma – spiega Nieri – ma una cosa importante è emersa chiaramente in questa crisi che stiamo traghettando: l’importanza del lavoro manuale. C’è molta richiesta nel settore agricolo, ad esempio, e poco personale reperibile da queste realtà in modo autonomo".

Secondo il presidente di Adhr, infatti, le attuali ricerche di manodopera diretta da parte di numerose aziende, non solo di questo settore, rimangono vacanti. Il settore metalmeccanico è certamente tra quelli che hanno più accusato il colpo per la crisi Covid-19: a causa del blocco del commercio con l’estero questo comparto è crollato. "Tutti i settori che fanno riferimento al contratto collettivo metalmeccanico, come le imprese della filiera automotive, sono fermi. Quello biomedicale, invece, dal nostro osservatorio possiamo dire si mantenga a regime, ma senza nuove assunzioni. Molte di queste aziende, infatti, non possono accettare ulteriori commesse rispetto alle proprie capacità produttive e, di conseguenza, non richiedono come invece molti immaginano un aumento di personale", spiega.

L’ambito agroalimentare ha avuto nel post lockdown un incremento nella richiesta di personale solo in alcuni ambiti legati alla produzione e alla distribuzione di particolari alimenti di prima necessità, come la farina e tutto ciò che scarseggia nei supermercati in queste settimane. "Paradossalmente però – sottolinea Nieri – alcune aziende del settore agroalimentare sono comunque in crisi, come quelle che producono ad esempio latte e derivati. Questo perché i loro clienti più grossi, come i ristoranti o le catene, sono chiusi".

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