Sabato 20 Aprile 2024

Se non si premiano gli investimenti non ci sarà ripresa

Bruno

Villois

S econdo il Studi di Confindustria il calo del Pil 2020 potrebbe essere superiore al 10% e la crescita nel 2021 vincolata al buon utilizzo dei contributi europei. Ci sarebbe una differenza di oltre un punto percentuale nel caso i contributi venissero utilizzati al massimo del loro potenziale, ovvero in investimenti mirati alla modernizzazione del Paese. Innovazione, ricerca, infrastrutture fisiche e virtuali, formazione e aggiornamento permanente, tutela e recupero del patrimonio idrogeologico sono i grandi temi su cui agire utilizzando i 200 e passa miliardi di origine comunitaria. Poi va sfruttata la grande liquidità promossa dalla Bce e il bassissimo costo del denaro. Senza dimenticare una seria politica fiscale, che oltre ad abbattere l’immane quantità di evasione ed elusione premi chi investe e ne faciliti l’azione attraverso una profonda sburocratizzazione di ogni tipo di procedimento. Una parte rilevante dei fondi così raccolti dovrà andare alle imprese private.

Ma per raggiungere il risultato servirà un combinato disposto di determinazione degli imprenditori a svolgere il loro ruolo, di un fisco che li premi se investono, di un sindacato che si trasformi, evitando conflitti e puntando ad essere partner come succede in Germania e negli Usa, di una burocrazia ridimensionata e di una politica che abbandoni gli stimoli di pancia e miri al sodo, cioè supportare il lavoro e limitare l’assistenzialismo, ovvero reddito di cittadinanza e pensionamenti anticipati. Tutti questi auspici fanno parte da decenni delle dichiarazioni di politici e parti sociali. Peccato che poi restino solo tali, senza mai concretizzarsi. La crisi che vive il Paese potrebbe essere tra le più cruente di sempre. Per affrontarla serve una crescita media del Pil di almeno il 2,5% anno nel prossimo decennio.

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