Domenica 16 Marzo 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Scoppia la guerra del vino. Pronti dazi del 200 per cento

Trump minaccia l’Ue, nel mirino anche lo champagne. A rischio quasi 5 miliardi

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ieri ha replicato alle minacce degli Usa

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ieri ha replicato alle minacce degli Usa

C’è già chi l’ha ribattezzata la guerra dello champagne & del whisky o anche la guerra delle bollicine. Fatto sta che uno dei terreni di scontro della grande partita dei dazi è quello dei vini e degli alcolici. Tanto che Donald Trump minaccia l’Unione europea con dazi del 200% su questi prodotti, alimentando i timori di una guerra commerciale a tutto campo sulle due sponde dell’Atlantico. Con accuse durissime nei confronti del Vecchio Continente, definito "ostile" e "molto cattivo", il presidente americano ha annunciato sul suo social Truth che procederà con le tariffe indicate se l’Ue "non rimuoverà immediatamente" i dazi sul whisky americano, annunciati da Bruxelles in risposta a quelli sull’acciaio e l’alluminio varati dalla Casa Bianca.

Non basta. Incontrando il segretario generale della Nato Mark Rutte, ha rincarato la dose precisando di non essere intenzionato a piegarsi sulle tariffe sui metalli né tantomeno su quelle reciproche che dovrebbero scattare il 2 aprile. "Siamo stati derubati per anni, e non lo saremo più", ha incalzato mostrando la sua forte determinazione a procedere nonostante le tensioni sui mercati finanziari: con Wall Street di nuovo in profondo rosso. Dietro le quinte, del resto, la frustrazione dei Ceo delle grandi aziende americane monta con il passare dei giorni. Il timore è quello di una recessione ma, soprattutto, di una stagflazione dalla quale emergere avrebbe un costo molto alto.

La mancanza di certezze su come Trump intende procedere è l’aspetto che più innervosisce i leader delle big americane che – secondo indiscrezioni – stanno guardando con estrema preoccupazione al pugno duro del presidente contro il Canada.

L’Ue invece sembra intenzionata a procedere sulla via del dialogo. "Non ci piacciono i dazi perché pensiamo che siano delle tasse e che siano negativi per le imprese e per i consumatori. Abbiamo sempre detto che difenderemo i nostri interessi. Lo abbiamo detto e dimostrato. Ma allo stesso tempo voglio anche sottolineare che siamo aperti ai negoziati", ha spiegato la presidente della commissione EU, Ursula von der Leyen, sottolineando che il commissario al Commercio è in contatto con la sua controparte negli Stati Uniti e oggi parleranno su questo tema.

La novità di ieri è la guerra sugli alcolici. Durante il suo primo mandato, Trump aveva imposto tariffe sul settore senza mai però spingersi al 200%. All’epoca minacciò anche dazi sullo champagne ma, alla fine, non diede seguito alle sue parole. Oggi, però, la situazione e il clima sono differenti. L’ipotesi di una stretta tariffaria gela i colossi del settore, la cui intensa lobby a Washington degli ultimi mesi non sembra aver dato frutti. In borsa i titoli di Lvmh, produttore dello champagne Moet & Chandon, hanno chiuso in calo dell’1,1%, mentre quelli di Remy Cointreau del 4,7%. Pernod Ricard è calata del 4%, Campari del 4,3% e Heineken dell’1,5%. Bernard Arnault, uno degli uomini più ricchi al mondo grazie al suo Lvhm, è un amico di lunga data di Trump e ha partecipato anche al suo giuramento. Non è chiaro però se l’amicizia che li lega possa spingere Arnault a cercare di convincere il presidente a ripensarci e, soprattutto, se Trump sia disposto ad ascoltarlo.

La perdita dell’economia europea non sarebbe da poco: circa 4,9 miliardi di euro di export, il totale delle esportazioni dirette Oltreoceano, secondo una stima dell’Uiv. È quindi "grandissima" la preoccupazione "per una escalation tariffaria che avrebbe effetti dirompenti su entrambi i lati dell’Atlantico", fanno sapere da Federvini. Con danni ingenti e "probabilmente irreparabili, coinvolgendo filiere produttive, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori, sia negli Stati Uniti sia in Europa". Il solo export italiano di vino verso gli Usa vale quasi 2 miliardi di euro ed è in crescita. "Con tariffe di queste (s)proporzioni, i nostri produttori di vino perderebbero il partner commerciale numero uno al mondo", sottolinea Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura.