Rigassificatore Piombino: è scontro. Come funziona e perché è una grana per FdI

A livello nazionale il partito lo vuole, il sindaco dice no. Tensioni anche nel Pd

Temi energetici, programmi a confronto

Temi energetici, programmi a confronto

Quarantanove anni dopo l’autunno del 1973, rischiamo una nuova crisi energetica (corsi e ricorsi della storia, anche allora c’era una guerra di mezzo), e il rigassificatore di Piombino è diventato ormai uno dei temi centrali della campagna elettorale. Quasi tutti i partiti sono a favore dell’impianto, ma a livello locale il ’no’ è altrettanto trasversale, dal sindaco di Fratelli d’Italia al segretario del Pd cittadino.

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Ieri sera una nuova manifestazione dei comitati del ’no’ con le forze politiche questa volta abbastanza defilate, ad eccezione di Rifondazione Comunista e Unione Popolare. In questi giorni abbiamo assistito al braccio di ferro interno a Fratelli d’Italia tra il senatore Ignazio la Russa (per il sì) e il sindaco Francesco Ferrari (per il no). Ma anche il Pd della federazione Val di Cornia le vede diversamente dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che è anche commissario per la realizzazione del rigassificatore. E Giani ha detto che se ci saranno le condizioni di sicurezza e la salvaguarda ambientale, l’impianto avrà il suo via libera. Il deputato Pd Andrea Romano infine ha proposto un ’decreto Piombino’ per sbloccare tutte le opere di bonifica e infrastrutturali che la città attende da anni. Come si capisce di carne al fuoco ce n’è molta. Il dilemma non sembra tuttavia di facile soluzione.

Perché se a livello locale sono tutti per il no, dal Pd a Fratelli d’Italia, a livello nazionale, con il gas che ha sfondato la soglia dei 300 euro a megawattora, con il rischio chiusura per aziende e di bancarotta dei conti familiari, quasi tutte le forze politiche ribadiscono che i due rigassificatori, di Piombino e Ravenna, sono necessari per l’Italia. Calenda da parte sua ha proposto un ’time out’ della campagna elettorale per firmare un impegno per il rigassificatore da parte di tutti i leader. Il governo Draghi è riuscito in questi mesi a stringere nuovi accordi e diversificare le forniture aumentando i flussi da Algeria e Azerbagian e con i residui che ancora arrivano dalla Russia, abbiamo riempito all’80% i serbatoi di scorta per i prossimi mesi invernali, facendo leva anche sul fatto che i tre rigassificatori esistenti di Panigaglia a Spezia, di Livorno e di Porto Viro a Rovigo, stanno marciando a pieno ritmo. Gli esperti però spiegano che nel futuro prossimo senza l’impianto di Piombino da 5 miliardi di metri cubi e il gemello di Ravenna saremmo al freddo e senza gas per far funzionare le aziende.

Quello nel porto di di Piombino, spiega Snam, è il rigassificatore che dal punto di vista tecnico può partire per primo, marzo 2023. La nave Golar Tundra è un rigassificatore galleggiante e per entrare in servizio ha bisogno solo del collegamento alla rete nazionale gas, una condotta di circa 8 chilometri che Snam afferma di poter realizzare in pochi mesi. Il 19 settembre si apre la conferenza dei servizi dove trenta enti esamineranno il progetto, le osservazioni presentate da soggetti qualificati, ma anche da semplici cittadini e comitati e le integrazioni di Snam. Dovranno essere fornite garanzie per la sicurezza e il funzionamento del porto, che è il collegamento unico per l’Elba (3,5 milioni di passeggeri all’anno) e ha all’interno i pontili dedicati al traffico marittimo delle Acciaierie e della Magona. L’esame si concluderà il 29 ottobre. E quel giorno sapremo se il rigassificatore si farà a Piombino.