Mercoledì 24 Aprile 2024

Sconto per i Pir alternativi, una spinta per ripartire

Agevolazioni fiscali per lo strumento legato alle Pmi e al made in Italy

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di Andrea Telara

Uno sconto fiscale per farli di nuovo decollare. È quello che la maggioranza di governo, con l’ultima Legge di Bilancio, ha concesso ai Pir, i Piani individuali di risparmio. Si tratta di quella particolare categoria di prodotti finanziari creati quattro anni fa per spingere a investire nei titoli delle piccole e medie imprese. Dopo una partenza a razzo al debutto, i Pir hanno però perso molto appeal nell’ultimo biennio, benché godano, sin dalle origini, di agevolazioni fiscali. Nel 2017, la raccolta dei Pir è stata pari a 10,9 miliardi di euro, poi è calata a 3,9 miliardi nel 2018, per scendere in negativo nel 2019 (-1 miliardo) e nel 2020 (-600 milioni circa). Negli ultimi anni è risultato in flessione anche il valore del patrimonio complessivamente investito dalle famiglie in questi strumenti finanziari: lo scorso anno è sceso infatti a 14,48 miliardi di euro, dopo il picco massimo di 18,7 miliardi nel 2019.

Con il nuovo bonus fiscale in arrivo, gli addetti ai lavori sperano che vi sia una inversione di tendenza. Va ricordato, tuttavia, che le agevolazioni istituite con la Legge di Bilancio andranno a beneficio soltanto dei cosiddetti Pir alternativi o Pir Pmi, che sono nati nel 2020 e che, a differenza di quelli originari, possono investire una parte del loro patrimonio non soltanto in titoli di Pmi quotate in Borsa ma anche in azioni e bond di non quotate.

Chi sottoscriverà un Pir alternativo nel 2021 (tra il 1° gennaio e il 31 dicembre) otterrà un credito di imposta sulle eventuali perdite subite, da suddividere in 10 rate annuali e da compensare nella dichiarazione dei redditi. Tale agevolazione scatta però soltanto a certe condizioni, cioè se l’investitore mantiene il Pir alternativo nel portafoglio per almeno 5 anni, senza prima rivenderlo. Inoltre, la legge stabilisce che lo stesso credito fiscale non potrà mai superare il 20% della somma versata dall’investitore nello stesso Pir.

Per capire meglio come funziona questo nuovo bonus, è bene chiarirsi le idee con un esempio: si ipotizzi che un risparmiatore investa 100 mila euro in un Pir alternativo e che, dopo averlo tenuto nel portafoglio per più di 5 anni, subisca una perdita di 30mila euro. L’investitore avrà diritto a uno ‘sconto sulle tasse’ pari a 20mila euro (cioè non più del 20% di quanto investito) da compensare in 10 anni (in rate da 2mila euro ogni 12 mesi da riportare nella dichiarazione dei redditi). È stato dunque creato una sorta di paracadute fiscale per rendere meno dolorose le eventuali perdite. A dire il vero, la speranza di chi sottoscrive i Pir alternativi è però che queste perdite alla fine non ci siano, visto che i piani individuali di risparmio sono stati spesso presentati dalle case di gestione dei fondi come una categoria di prodotti finanziari redditizi, grazie al fatto che che investono in aziende d’eccellenza del made in Italy. Non tutti i Piani individuali di risparmio lanciati finora sono stati però in grado di mantenere le promesse, anche se forse è ancora presto per tirare un bilancio definitivo, trattandosi di fondi destinati a chi ha un obiettivo di rendimento nel medio e lungo termine, cioè nell’arco di più di 5 anni.

Ma è un dato di fatto che, su quasi 50 fondi Pir creati da più di 3 anni, al momento soltanto poco più della metà presentano un rendimento positivo (le rilevazioni sono aggiornate al 12 gennaio e tratte dal database della società di analisi Morningstar). Inoltre, soltanto tre prodotti hanno avuto nell’arco di 36 mesi una performance media annua superiore al 3-4%. Si tratta di Arca Economia Reale Equity Italia PIR (con un rendimento annualizzato del 5,74%), seguito da Symphonia Azionario Small Cap Italia PIR (+4,27%) e da Nextam Partners Ver Capital Hgh Yld Italian PIR I Cap (+3,33%). La speranza dunque è che, fatta eccezione per i migliori fondi, anche per tutti gli altri piani individuali di risparmio le performance dei prossimi due anni siano migliori di quelle passate. Non a caso i Pir sono strutturati in modo tale per spingere gli investitori a tenerli nel portafoglio almeno 5 anni. Una volta superata questa soglia temporale, infatti, scattano alcune agevolazioni fiscali già presenti fin dal 2017, che si aggiungono a quelle sopra descritte, istituite nel 2020 per i Pir alternativi di nuova generazione. Per tutti i Piani individuali di risparmio, è prevista infatti l’esenzione dall’imposta di successione se le somme investite vengono trasmesse agli eredi dopo il decesso del titolare. Inoltre, se l’investitore non liquida il capitale per più di 5 anni, non paga le imposte del 26% sui rendimenti maturati.

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