Scatta il risiko delle aggregazioni «Rilancio avviato, vogliamo crescere La dimensione è il nodo cruciale»

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DOTTOR Morelli, non ci sono alternative alle aggregazioni?

«Un azionista di riferimento può vendere la partecipazione, fare entrare un partner, mettere a fattor comune alcune attività. La nostra visione è che per poter crescere, investire in persone e infrastrutture e servire meglio i clienti, la dimensione diventa rilevante. Con una capacità limitata non riesci a raccogliere capitali e far evolvere il modello di business. La dimensione è un fattore cruciale anche per poter sostenere gli ingenti investimenti che attendono tutto il sistema bancario».

Sul futuro di Mps vale ancora il teorema dei quattro matrimoni per evitare funerali? Le opzioni sono sempre Ubi, Banco Bpm, Bper?

«Io non partecipo al gioco dei nomi, anche se è evidente quale sia la mappa del credito in Italia. In teoria il Monte potrebbe essere un partner per tanti, in pratica la lista è più ristretta».

Come si presenta Banca Mps all’appuntamento con le possibili aggregazioni? Ha l’abito giusto per la cerimonia?

«Si presenta come una banca in fase di ristrutturazione e al tempo stesso all’inizio di un percorso di rilancio. Ogni valutazione sul Monte deve essere contestualizzata. Io valuto dov’era la Banca a fine 2016, in che condizioni si trovava quando sono arrivato e dov’è oggi, dopo due anni di piano. Ognuno può esprimere giudizi e valutazioni».

Nei processi spuntano le lettere della Bce, nelle quali si parla di banca tecnicamente fallita nel 2015...

«Vale quanto detto sopra. La Bce e la Commissione hanno approvato a metà 2017 un piano di ristrutturazione che ha portato il Mef a diventare azionista con il 68% . Guardiamo ai risultati 2018 e alle prime evidenze del 2019. Gli azionisti sono liberi di esprimere opinioni, valutare cosa ha fatto il management e i percorsi intrapresi dalla Banca».

Lei ripete che non solleverà mai problemi di governance, che l’attuale management non sarà un ostacolo a operazioni per il futuro...

«Noi scadremo con il bilancio 2019, l’assemblea Mps nella primavera del 2020 nominerà un nuovo consiglio d’amministrazione. Il mio mandato è sempre stato a disposizione dell’azionista, che è libero di decidere cosa ritiene più opportuno».

Come starà il Monte dei Paschi nel 2021?

«L’evoluzione sarà funzione di tanti fattori, diversi dei quali non sono nel controllo della Banca. L’imperativo resta sempre quello di rendere sostenibile la banca in ogni contesto»

Sarà ancora il Monte dei Paschi di Siena?

«La banca dovrà perseguire gli interessi di clienti, dipendenti e di chi interagisce con essa. Le decisioni e le strategie sono legate all’evoluzione degli scenari. Vorrei sottolineare che con il piano approvato dalla Commissione Europea, il Monte è rimasto a Siena e gli obiettivi di riduzione del personale non prevedono nessun licenziamento».

Pino Di Blasio

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