Intervista a Sbarra: "Meno stage e tirocini. Più apprendistato con salari adeguati"

La ricetta del segretario Cisl: "A Draghi abbiamo detto: ok al taglio del cuneo. Ma bisogna concentrare le risorse sul lavoro e non toccare i contributi. Salario minimo? Basta rendere universali i contratti collettivi migliori"

Luigi Sbarra, 62 anni, è segretario generale nazionale della Cisl dal 2021

Luigi Sbarra, 62 anni, è segretario generale nazionale della Cisl dal 2021

Ma davvero i giovani non vogliono più impegnarsi o le offerte di lavoro per loro sono spesso "indecenti"?

"Guardi, dobbiamo uscire da questa retorica dei giovani che rifiutano o non cercano più lavoro – si infervora Luigi Sbarra, numero uno della Cisl –. Ci sono milioni di giovani e soprattutto di donne che non sono pagati abbastanza e a cui bisogna offrere un’occupazione stabile, salari giusti, parità di genere, una pensione dignitosa. Tutto questo oggi non avviene. Detto ciò, c’è anche un problema di competenze in linea con la domanda delle aziende: dunque il tema della formazione perpetua e della riforma delle politiche attive, attraverso una integrazione con il privato, è cruciale".

Certo è che il binomio giovani e lavoro richiama immediatamente il dramma della precarietà: come affrontarla senza mettere in mora la flessibilità utile al mercato del lavoro?

"Chi pensa di risolvere il tema della precarietà con ricette populistiche o con nuove leggi calate dall’alto commette un grave errore. Bisogna potenziare i canali di ingresso stabili e professionalizzanti, a partire dall’apprendistato e rendere il lavoro a termine più costoso di quello stabile, immaginando anche di alimentare un fondo per le pensioni di garanzia per giovani e donne. Quanto alla buona flessibilità, andrebbe pagata di più come avviene in tanti Paesi europei e non diventare l’anticamera della instabilità".

Come?

"Significa smettere di affrontare sul piano delle regole una questione che va trattata sul piano dei costi. Poi bisogna dire basta con i falsi stage e tirocini, le false partita Iva, praticantati infiniti, per non parlare delle cooperative spurie. Lì si annida il fenomeno della precarietà e del lavoro sfruttato e sottopagato. Per non parlare del sommerso che coinvolge 3 milioni di persone nel nostro Paese: e per questo ci vogliono controlli e sanzioni severe riconoscendo il lavoro nero come reato penale".

L’inflazione erode di più il potere d’acquisto dei bassi salari, ma questo non riguarda solo i giovani: come tagliare efficacemente il cuneo fiscale?

"Abbiano detto al premier Draghi che siamo favorevoli al taglio strutturale del cuneo ma bisogna concentrare le risorse sul lavoro e sulla componente Irpef, e scongiurare un intervento sui contributi previdenziali, che rischierebbe di penalizzare i futuri pensionati. Ma il taglio del cuneo fiscale non basta".

Che cosa altro serve?

"Dobbiamo rimodulare l’Irpef sui primi scaglioni per includere i pensionati, sterilizzare l’Iva sui beni di largo consumo per le fasce deboli, azzerare il prelievo sulla contrattazione e sugli accordi di produttività, sul welfare contrattuale, sul lavoro notturno, prefestivo e festivo. E poi confermare e estendere il bonus di 200 euro a lavoratori precari pubblici e privati, in somministrazione, saltuari, agricoli, operatori dello spettacolo".

Nel pacchetto c’è anche il salario minimo secondo la proposta di Orlando: vi convince?

"Noi continuiamo a essere contrari ad un salario minimo fissato per legge dal momento che, al netto del lavoro agricolo e domestico, i 161 contratti siglati da Cgil, Cisl e Uil coprono il 92 per cento del lavoro regolare. Dobbiamo estendere le tutele e i salari dei contratti leader. E per farlo c’è una soluzione efficace: individuare all’Inps gli accordi maggiormente applicati, dare a questi accordi forza universale, settore per settore. Un salario fissato per legge rischia di schiacciare in basso le retribuzioni di milioni di lavoratori perché molte aziende uscirebbe dai contratti per pagare meno".

Dalla Cgil, però, insistono per una legge sulla rappresentanza: perché restate contrari?

"Il problema della falsa rappresentanza si stana e si sana estendendo il trattamento economico complessivo dei contratti maggiormente applicati e aumentando le ispezioni nei luoghi di lavoro. Non abbiano bisogno di norme che imbriglierebbero l’azione sindacale e la libera e autonoma contrattazione tra le parti sociali".

Il punto è che c’è un ritardo notevole nel rinnovo di numerosi contratti collettivi con salari fermi da anni.

"Intanto pur in una stagione di difficoltà continuiamo a rinnovare i contratti nel sistema privato per milioni di persone. Anche il governo, però, deve sostenere e fare la sua parte agendo sulla leva fiscale e rinnovando i contratti pubblici. Certo è che salari e pensioni vanno adeguati all’inflazione reale".

 

 

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