Putin ci minaccia, ma la Russia è a terra. Studio rivela: le sanzioni funzionano

Analisti concordi: paga un prezzo pesante nonostante le smentite Alta tecnologia e industria bellica sono i settori più a rischio

L’Orso russo che il mondo conosce con il volto gonfio di Vladimir Putin ringhia e minaccia nell’improbabile tentativo di alleggerire le sanzioni che stanno mettendo in difficoltà l’economia del Paese. Lo zar degli anni Duemila fa e dice di tutto per spaventare l’Europa, lancia anatemi contro l’Italia ("Soffrirete...") mentre la guerra che egli definisce Operazione speciale ogni giorno segna qualche punto in favore dell’Ucraina. Il tema che scalda anche le elezioni settembrine dell’Italia sono le sanzioni. Hanno effetti concreti su Mosca? Ovvio che, i contraccolpi li sentiamo anche noi con prezzo della benzina sempre alto, le previsioni di un inverno di austerity per gas ed energia elettrica ma con qualche sacrificio possiamo cavarcela. Si allarga invece il fronte degli analisti che sostengono come la ‘Santa alleanza’ delle sanzioni stia producendo effetti pesanti sulla società russa.

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il presidente russo Vladimir Putin (Ansa)
il presidente russo Vladimir Putin (Ansa)

Uno studio della Business school della Yale university emette una sentenza senza giri di parole: le sanzioni costringono la Russia a pagare un prezzo pesante nonostante le smentite a 360 gradi. Le importazioni di tecnologia sono collassate dall’inizio della guerra mettendo in difficoltà diversi settori dell’economia. Da Mosca negano, truccano la realtà, diffondono disinformazione, mettono il silenziatore ai cittadini. Antico stile di epoca sovietica. Giancarlo Massolo, presidente di Ispi, ex capo dei Servizi segreti, affida la sua valutazione all’ Huffington Post : "Le minacce? Si spiegano facilmente: le sanzioni alla Russia mordono, eccome". E gli effetti delle punizioni occidentali colpiscono anche l’industria bellica come droni invisibili. Lo spiega Eleonora Tafuro, ricercatrice dell’Osservatorio Russia per Ispi."Mosca acquistava la maggior parte dei microchip da Usa e Germania che servono per l’industria ma anche per le armi più sofisticate. Poi le auto.

La produzione è crollata perché parte della tecnologia la fornisce l’Occidente. Idem per prodotti destinati a ospedali e medici dentisti. Per ora parte degli effetti economici è attenuta dagli accordi sul gas con Cina e India, ma a medio termine per il Cremlino ci saranno contraccolpi più duri".

Intanto Vladimir il terribile minaccia di chiudere ancora di più sul gas e dal Forum di Vladivostok aizza la Turchia di Erdogan (ora critico verso la Ue) chiedendo di limitare l’export di grano ucraino. Nella guerra delle analisi spunta però un rapporto interno e riservato per il governo russo con valutazioni disastrose sull’impatto delle sanzioni visionato e diffuso dall’agenzia Bloomberg: l’economia si avvia verso una recessione, nel 2023 scenderà dell’8,3% rispetto al 2021, dell’ 11,9% nel 2024.

Le sanzioni, spiega Bloomberg, colpiscono un quarto di import ed export e potrebbero incidere anche sulla capacità del Cremlino di rifornire il mercato casalingo mentre affiora la fuga dei cervelli: 200mila specialisti potrebbero emigrare entro il 2025. Lo studio analizza i principali settori industriali. Ne esce che per esempio il 99% della produzione di pollame e il 30% dei bovini da latte dipende dalle importazioni, il 95% dei passeggeri è trasportato su aerei di fabbricazione estera e la mancanza di pezzi di ricambio danneggerà la flotta, i prodotti farmaceutici per l’80% di basano su materie prime straniere, solo il 30% delle macchine utensili è di fabbricazione russa e l’industria locale è già in affanno. La lotta è dura , la Russia ha paura ma non lo dice. Anna Zafesova, giornalista e scrittrice non ha dubbi. "Le sanzioni? Stanno funzionando non credete a chi lo nega. Basta vedere che circa un migliaio di marchi stranieri hanno lasciato la Russia. Via Ikea, Obi, Zara, McDonald’s. Per questo e altri contraccolpi circa quattro milioni di persone si avviano a rimanere senza lavoro. E pensate al calo di gettito fiscale: è progressivo, interi ambiti economici rallentano. Giungono voci che si stanno smontando pezzi di aerei perché mancano i ricambi, idem per i cuscinetti a sfera delle carrozze ferroviarie". Ma per alcuni prodotti, soprattutto di tecnologia sofisticata, avanza il mercato alternativo, di contrabbando. Come ai tempi dell’Unione sovietica.