SALARIO MINIMO: LEZIONE TEDESCA

IL SALARIO minimo esiste in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. La scelta di affidare il compito di determinare il livello minimo alla legge o alla contrattazione collettiva è poi coerente con le tradizioni dei sistemi di relazioni industriali presenti nei singoli Paesi. Nettamente prevalente è il primo regime, quello di un salario minimo legale; nel secondo regime rientra l’Italia, insieme con i Paesi nordici (Danimarca, Finlandia e Svezia) e l’Austria. Se questo è il quadro di riferimento, il caso tedesco è di grande interesse. Nel 2015 è stata infatti introdotta in Germania una norma che fissa il salario minimo per via legislativa. Prima dell’introduzione, il 40% dei lavoratori subordinati in Germania non era coperto da contrattazione collettiva e quindi da alcuna misura di salario minimo. Nel gennaio 2015 il salario minimo è stato fissato a 8,5 euro l’ora, oggi è a 9,19, nel 2020 arriverà a 9,35.

PRIMA dell’introduzione del salario minimo, nel 2014, l’11,3% dei lavoratori (quasi 4 milioni) era pagato meno di 8,50 euro l’ora. Nell’aprile 2015, quattro mesi dopo l’introduzione, il numero di lavoratori sotto gli 8,50 euro l’ora di salario era sceso a 1,4 milioni. Quali sono stati gli effetti della novità? La misura ha ridotto notevolmente la disuguaglianza nei livelli salariali: ne hanno beneficiato in modo particolare i lavoratori meno qualificati, le donne, i giovani e i più anziani, i lavoratori part-time e quelli nelle piccole-medie imprese operanti nei servizi. L’introduzione della misura ha condotto a una maggiore convergenza tra i livelli salariali delle regioni tedesche nel 2015. Tutto questo, senza effetti negativi sui livelli di occupazione. D’altra parte, si sono registrate anche altre conseguenze economiche: una diminuzione marcata del numero medio di ore lavorate in una settimana (-21%) tra i lavoratori in precedenza sotto la soglia; un aumento superiore alla media dei prezzi dei prodotti nei settori maggiormente interessati dalla misura e, negli stessi settori, una diminuzione del turnover; la riduzione, nel 6,1% delle aziende interessate dalla misura, dei benefici monetari aggiuntivi al salario. Naturalmente, l’Italia non è la Germania. Ma questi effetti, sia quelli decisamente positivi sia quelli meno, vanno tenuti in considerazione.

DATA l’incidenza del salario minimo legale in Italia, che riguarderebbe principalmente le piccole imprese del Mezzogiorno, prevalentemente a conduzione familiare, ci si può attendere che i legami tra imprenditori e dipendenti non porteranno a un impatto negativo sui livelli di occupazione. Però ci potrebbe essere un effetto negativo sulle ore lavorate, come in Germania, oppure una spinta alla sottodichiarazione delle ore. Dunque, qualunque sia il livello di fissazione del salario minimo orario in Italia, per ridurre l’impatto sul costo del lavoro potrebbe essere utile immaginare l’introduzione, per una fase transitoria, di un credito di imposta, calibrato sui soli dipendenti beneficiari del salario minimo. Questo consentirebbe di valutare gli effetti benefici del salario minimo legale, senza un impatto troppo forte sulle imprese.

* Presidente Inapp

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro