Salario minimo, cosa cambierebbe in Italia con la soglia dei 9 euro

Un lavoratore su tre guadagna meno del limite previsto dalle proposte in campo. Vantaggi per colf, badanti, per chi lavora nel turismo e nella ristorazione. Escluse le partite Iva

Roma, 7 giugno 2022 - Come sarebbe l’Italia del lavoro a 9 euro l’ora, se dovesse passare la proposta di legge sul salario minimo, all’esame della Commissione Lavoro del Senato, dell’ex Ministro grillino Nunzia Catalfo? Quali categorie di lavoratori trarrebbero vantaggio? E chi rischierebbe, al contrario, addirittura di rimetterci? Una mappa può tornare utile per mettere a fuoco i salvati, ma anche i sommersi della possibile paga base inderogabile fissata per legge.

Un rider (Dire)
Un rider (Dire)

Sotto la soglia dei 9 euro

Sono circa 4,6 milioni i lavoratori sotto il limite dei 9 euro l’ora lordi, circa il 30% del totale. Ma se scendiamo più nel dettaglio, si scopre che la quota è del 20% nel settore privato, del 35% tra gli operai agricoli e raggiunge addirittura il 90% dei lavoratori domestici. Aumentare la retribuzione oraria a 9 euro "puliti" (aggiungendo a parte Tfr, contributi, tredicesima e via di seguito) significa trasferire nelle tasche dei lavoratori 8,4 miliardi di euro, secondo i dati dell’Inps. Se, invece, i 9 euro sono comprensivi anche delle altre voci aggiuntive, i lavoratori che vedrebbero più soldi in tasca sono 2.840.000, con 3,4 miliardi di euro di stipendi in più. Si comprende bene, dunque, come la prima cosa da definire – e che la proposta Catalfo lascia aperta – è la stessa nozione quantitativa di salario minimo.

Le categorie "sott’acqua"

A parte colf e badanti, sotto il minimo ipotizzato – come indica la relazione di accompagnamento della proposta Catalfo, considerando i contratti collettivi tra i più applicati secondo i dati forniti dall’Inps – si possono individuare altre categorie di lavoratori: quelli del settore del turismo (con trattamento orario minimo a 7,48 euro), quelli delle cooperative nei servizi socio-assistenziali (7,18 euro), i dipendenti delle aziende dei settori dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e commerciale (7,28 euro), quelli dell’abbigliamento (7,09 euro). Ma in certi casi la retribuzione scende addirittura al di sotto della soglia dei 7 euro: per i servizi socio-assistenziali, in cui il minimo retributivo è fissato in euro 6,68 o per le imprese di pulizia (a 6,52 euro). Per non parlare del contratto della vigilanza e dei servizi fiduciari (tra 4,60 e 6 euro). È evidente che per queste situazioni la contrattazione collettiva non basta a garantire il livello definito salariale minimo immaginato.

Il caso dei rider

Un discorso a parte merita il compenso dei ciclo-fattorini o rider. Numerose sentenze hanno stabilito che la loro attività non può essere considerata autonoma, ma va equiparata al lavoro dipendente. La stessa bozza riservata del disegno di legge Orlando sui lavoratori delle piattaforme digitali prevede che nella quasi totalità dei casi questo tipo di attività è da ritenere di natura "subordinata". La conseguenza è che anche questi lavoratori rientrerebbero nell’area di applicazione del salario minimo. E, di fatto, otterrebbero un aumento della retribuzione oraria, se si considera che oggi le migliori condizioni economiche previste indicano in 8,5 euro l’ora lordi (tutto compreso) il livello della retribuzione erogata dai principali player del settore.

Fuori le partite Iva

Salvo correzioni di rotta, il salario minimo prossimo venturo non si applicherà ai lavoratori autonomi, alle partite Iva, ai liberi professionisti: per loro dovrebbe scattare il cosiddetto "equo compenso", ma siamo ben lontani dalla sua determinazione attività per attività: e, dunque, il risultato sarà che il compenso per la stragrande maggioranza di lavori e lavoretti indipendenti o anche una tantum svolti al di fuori di un contratto di lavoro difficilmente sarà aumentato.

Rischio appiattimento verso il basso

Non è da sottovalutare il rischio, messo in rilievo da più di un giuslavorista, come Michele Tiraboschi, ma anche dai vertici della Cisl e anche della Uil in più occasioni, che per i contratti collettivi che oggi fissano sopra i 9 euro l’ora il salario contrattuale ci possa essere la tentazione delle imprese di ridurre alla soglia minima legale la retribuzione effettivamente pagata.