Salari giù, prezzi e bollette volano. L'Italia in ripresa si scopre povera

Nonostante il boom del Pil, gli effetti dell’aumento delle materie prime abbattono il potere d’acquisto

L'Impennata del caro-vita

L'Impennata del caro-vita

Un’Italia più ricca, con il Pil che quest’anno dovrebbe crescere di oltre il 6%, e gli italiani più poveri. O meglio, nonostante la pandemia abbia coinciso con un forte aumento dei depositi bancari (più 66 miliardi nel 2020, quelli delle famiglie), il potere d’acquisto è stato ridotto prima dal Covid e adesso dai rincari provocati dalla corsa dei prezzi delle materie prime.

L'Impennata del caro-vita
L'Impennata del caro-vita

Di quanto è calato il potere d’acquisto?

L’anno scorso, secondo l’Istat, il potere d’acquisto è sceso del 2,6% con una minore spesa a famiglia per 4.800 euro. Secondo Prometeia, ai lavoratori colpiti dalla crisi sono venuti a mancare 3.700 euro. E alle famiglie 4.300. E la ripartenza dell’economia non è riuscita a colmare queste perdite se è vero che nel secondo trimestre 2021, dati Istat, l’incremento reale del potere d’acquisto è stato di un modesto 0,1% mentre la retribuzione oraria media nei primi nove mesi di quest’anno è cresciuta dello 0,6%, circa un quinto rispetto al 2,9% dell’inflazione di ottobre. E il rischio è che, con il caro materie prime, vada ancora peggio costringendo gli italiani, spiega Mariano Bella, responsabile dell’Ufficio studi di Confcommercio, ad erodere il loro tesoretto di risparmi. Ma perché in un’economia in ripresa scende il potere d’acquisto?

Quanto pesa l’effetto energia?

La prima colpa è del super aumento del petrolio (arrivato fino a 85 dollari al barile) e del gas naturale (in rialzo in un anno di quasi il 60% dopo picchi fino al 100%) che hanno pesato su bollette e trasporti. A ottobre c’è stata la stangata da circa 300 euro a famiglie per gli aumenti di luce e gas e il rischio è che il fondo di 2 miliardi del governo per il 2021 non basti a contenere i nuovi rincari da gennaio. Intanto, con la benzina a 1,749 euro al litro – con numerosi distributori dove in modalità servito ha superato i 2 euro – e il diesel a 1,613, fare il pieno, calcola il Codacons, costa 440 (verde) e 430 (diesel) in più all’anno.

Qual è l’impatto su carrello della spesa?

Il caro-materie prime, compresi trasporti e imballaggi, si sta facendo sentire anche nel carrello. L’inflazione da supermercato è salita all’1,1% – grazie anche al contenimento dei prezzi della Gdo –, ma quella degli acquisti ad alta frequenza (alimentari, affitti, carburanti) è schizzata al 3,2%. E se arrivasse anche sugli scaffali a questi livelli, si tradurrebbe in una maggiore spesa di circa 250 euro a famiglia.

Perché i salari non crescono?

I rinnovi contrattuali già siglati quest’anno, ma ne restano ancora ben 34 da chiudere per circa 6,5 milioni di dipendenti, hanno portato aumenti tendenziali, spiega l’Istat, dell’1,2% per l’industria, dello 0,8% per i servizi privati e quasi nulli per gli statali. E se l’aumento di bollette, carburanti e spesa erode il potere d’acquisto, avverte Lucio Poma, capo economista di Nomisma, spazi per incrementi salariali non si vedono per un’inflazione da costi (non da domanda) che costringe le aziende a ridurre i margini e quindi le risorse per adeguare le busta paga per non perdere competitività. Così, conclude Poma, l’Italia vive una crescita poderosa che non si vedeva da vent’anni, ma anche il rischio – che potrebbe durare fino al 2023 – che venga frenata dall’aumento e dalla scarsità delle materie prime con la riduzione del potere d’acquisto che, chiosa Bella, colpirà la ripresa dei consumi.

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