Russia blocca il gas a Polonia e Bulgaria: cosa succede ora. Squadra di crisi a Varsavia

Arrivata la notifica di Gazprom: flusso ufficialmente interrotto dalle 8 di questa mattina. Sul mercato il gas risale a 100 euro al megawattora. Di Maio: "Subito tetto ai prezzi in Ue". Usa: "Aiuteremo gli alleati sul gas"

I gasdotti in Europa

I gasdotti in Europa

Varsavia, 27 aprile 2022 - Stop al gas russo in Polonia e Bulgaria. La notizia del blocco del gasdotto Yamal-Europa viene riportata dal sito polacco Onet, ripreso dalla Tass. Gazprom non conferma, ma la principale società di gas polacca PGNiG nella serata di ieri afferma di essere stata informata dallo stesso colosso del gas russo che a partire dalle 8 di oggi mercoledì 27 aprile tutte le consegne saranno sospese. E intorno alle 21 e 30 il ministero dell'Energia di Sofia fa sapere che le forniture si fermeranno pure in Bulgaria. In realtà, in Polonia il flusso sarebbe stato interrotto già dalle 4 di ieri mattina.

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Gazprom in via ufficiale si limita a far notare come la Polonia debba pagare il gas in rubli, come da recenti indicazioni del Cremlino. Una strada che il premier Morawiecki e i suoi non hanno nessuna intenzione di intraprendere. Lo stop arriva nel giorno in cui Varsavia ha annunciato nuove sanzioni nei confronti delle aziende russe. Non appena filtrata la notizia, si è impennato il prezzo del gas sul mercato, salendo del 6,64% e toccando i 99 euro al megawattora. E ora cosa succede? Mentre l'embargo sembra lontano, sempre di più sullo sfondo, dagli Usa giunge notizia che Biden avrebbe chiesto alla Germania di ritardare il taglio dell'import di petrolio da Mosca. Il motivo? Le elezioni di mid-term in Usa di novembre, dove un eventuale rialzo del prezzo del greggio rappresenterebbe una minaccia alle urne per la maggioranza democratica in Senato.

Sommario

Gasdotto Yamal bloccato

Onet cita fonti non ufficiali governative e del settore energetico di Varsavia. In base al contratto Yamal, siglato dai due paesi nel 1996, Mosca avrebbe sospeso le forniture di verso la Polonia. L'indiscrezione sul blocco non viene confermata da Gazprom, ma i dati degli operatori europei parlano chiaro: da ieri all'alba, la Polonia non riceve più gas dallo Yamal-Europa. Intorno alle 04:00 ora di Mosca il flusso di gas alla stazione di misurazione di Kondratki era a zero. L'interruzione segue quella registrata nella notte dal 24 aprile. Probabilmente erano delle 'prove' in vista del blocco ufficiale previsto per la mattina del 27 aprile. 

Onet sottolinea come "i russi non hanno informato la parte polacca delle ragioni dello stop alle forniture". Poi la nota di PGNiG che a Bloomberg riferisce della comunicazione ricevuta da Gazprom. Dalle 8 di questa mattina stop al gas russo in Polonia. PGNiG ritiene che questo passo costituisca una violazione del contratto relativo al gasdotto Yamal, con la stessa società polacca che ribadisce di rifiutarsi di pagare il gas russo in rubli. L'azienda chiederà il risarcimento dei danni per violazione del contratto

Il sito Onet riferisce che una squadra di crisi si è subito riunita presso il ministero del Clima polacco per affrontare il caso. Che sarebbe più una dimostrazione di forza che un reale tentativo di far saltare il banco di Varsavia: attualmente il 55% delle importazioni di gas della Polonia proviene dalla Russia, ma lo scorso settembre il commissario del governo polacco per le infrastrutture energetiche strategiche, Piotr Naimski, ha dichiarato che la Polonia non avrà più bisogno di forniture di gas russo tramite lo Yamal a partire da ottobre 2022. E questo perché in autunno avrà inizio la consegne di gas del mare del Nord attraverso il nuovo gasdotto baltico. "Il contratto russo scadrà l'anno prossimo - ha detto - e non lo prolungheremo". 

Le sanzioni della Polonia

Proprio ieri i il ministro dell'Interno polacco, Mariusz Kaminki, ha annunciato sanzioni contro individui e aziende russe "che fanno affari nel nostro Paese". Tra le società colpite figurano i colossi del gas, quali Gazprom, che possiede una partecipazione in EuRoPol GAZ SA, società polacca comproprietaria del gasdotto Yamal-Europe, e Novatek. Sanzioni sono state previste anche per il produttore di fertilizzanti PhosAgro, così come per le aziende che "importano carbone russo e carbone dal Donbass in Polonia, quali Suek Polska e Ktk Polska", ha detto il ministro, citato dall'agenzia di stampa Pap.

Cosa succede ora

Detto della polacca PGNiG che chiederà il risarcimento danni, è evidente che il primo blocco ufficiale al gas verso un Paese europeo segni uno spartiacque nelle forniture con la Russia. L'embargo è sempre un'opzione lontana sullo sfondo, ma sembra poter riguarda più il petrolio che il gas. Almeno in un primo momento. Tuttavia se la Russia dovesse procedere a sospendere il flusso a tutti gli Stati che non pagano in rubli, si arriverebbe a un blocco dell'export (e import) di fatto. 

La Gran Bretagna è pronta ad affrontare questa eventualità: il governo di Boris Johnson è in pressing sugli alleati Nato affinché presentino piani concreti di uno sganciamento totale dall'import di petrolio e gas di Mosca. "È assolutamente cruciale tagliare i finanziamenti garantiti alla Russia dagli idrocarburi", ha detto ieri alla Camera la ministra degli Esteri, Liz Truss. "Metteremo fine a ogni importazione di carbone, petrolio e gas entro la fine del 2022. Vogliamo vedere un calendario degli altri nella stessa direzione". Perché solo restringendo le risorse che "arrivano a Putin dagli idrocarburi gli s'impedirà di avere i fondi per rifornire la sua macchina da guerra".

Il primo passo, si dice da settimane, dovrebbe essere l'embargo sul petrolio. La Germania mercoledì scorso aveva annunciato - per voce del ministro degli Esteri Annalena Baerbock - l'intenzione di dimezzare le importazioni entro l'estate per poi diventare totalmente indipendente a fine anno. A stretto giro il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner aveve aggiustato il tiro, e di parecchio, chiarendo come un eventuale taglio "non arriverà presto".

In questi giorni erano attese ulteriori iniziative, archiviate le elezioni in Francia e scongiurato un effetto traino in favore di Marine Le Pen. Ma secondo il sito di notizie Newsmax ora sarebbero gli Stati Uniti a storcere il naso e a spingere per un rinvio del blocco. Il presidente americano Joe Biden avrebbe chiesto a Berlino di non porre fine immediatamente alle importazioni di petrolio russo. La Casa Bianca, spiega Newsmax, crede che un balzo del greggio, innescato allo stop tedesco, potrebbe mettere a rischio la di mantenere il Senato in mani democratiche. Biden avrebbe chiesto alla Germania di ritardare il taglio, almeno fino alla fine di quest'anno e dopo le elezioni di medio termine previste negli Stati Uniti a novembre.  Insomma, per il momento grandi contromisure all'orizzonte non se ne vedono.  A meno che lo stop al flusso verso Polonia e Bulgaria non dia scosse inattese, la strada verso l'embargo sembra ancora tutt'altro che spianata. "Lavoriamo per aumentare le forniture di gas naturale alternative per quei Paesi che dipendono dalla Russia", dice il portavoce della Casa Bianca, Jan Panski, assicurando il sostegno di Washington a chi rifiuterà di versare rubli e vedrà interrotte le forniture. La battaglia si sposta sul fronte dei cittadini/consumatori che, in ogni caso, potrebbero pagare a caro prezzo ulteriori rincari dell'energia.

Tetto al gas, battaglia in Ue

Nella corsa ai ripari contro i possibili rialzi del gas, dovuti alle tensioni con la Russia, è notizia di ieri l'accordo raggiunto tra Spagna e Portogallo con la Commissione europea. I paesi iberici hanno siglato un'intesa politica per limitare temporaneamente il prezzo del gas naturale per 12 mesi. Secondo quanto riportato dai media spagnoli, il prezzo di riferimento sarà inizialmente fissato a circa 40 euro al megawattora, ma raggiungerà un prezzo medio di 50 euro al megawattora per tutto il periodo di attuazione del meccanismo. L'accordo è frutto di un compromesso, dopo che Spagna e Portogallo il mese scorso avevano chiesto di fissare un tetto massimo di 30 euro per megawattora.

Anche l'Italia è in prima linea nella battaglia per un tetto del gas all'interno della Ue. "Continueremo a batterci in Europa con tutte le forze. Subito un tetto massimo europeo al prezzo del gas, per tutelare famiglie e aziende contro speculazioni che non permetteremo", scrive su Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "Questa è la risposta che l'Europa deve dare ai cittadini, con rapidità e senza veti da parte di nessuno".