Giovedì 25 Aprile 2024

Rottamazione ter I debiti col Fisco si pagano a rate

Nessun rinvio in vista della scadenza del 2 agosto. La viceministra Castelli: spalmiamo gli arretrati

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di Antonio Troise

Di proroga in proroga, sono circa 930 i miliardi che il fisco ha "sospeso" a causa del Covid, rinviando le scadenze. Tutte tranne una, quella del prossimo 2 agosto (con possibile margine di tolleranza fino al 9), che riguarda le rate della cosiddetta rottamazione "ter" che i contribuenti avrebbero dovuto pagare nel 2020. Mentre, per le rate del 2021, la scadenza è al 30 novembre (con tolleranza fino al 6 dicembre).

Difficile che i termini possano subire un’ulteriore slittamento, ma il governo sta lavorando ad un provvedimento che "spalmi" su più mesi le due scadenze della rottamazione, con 6 o addirittura 12 rate. La conferma è arrivata ieri dal viceministro all’Economia, Laura Castelli.

E l’intervento dovrebbe entrare sotto forma di emendamento al cosiddetto decreto Sostegni bis: "I partiti di maggioranza stanno lavorando su una norma che permetta di spalmare l’accumulo di rate che si è prodotto, per permettere alle persone in maniera più agevole di effettuare i pagamenti delle tasse". Il decreto arriverà alla Camera entro il 9 luglio. "Quindi – puntualizza il viceministro di via XX settembre – penso che già martedì saremo in grado di annunciarlo". Ma le notizie, sul fronte fiscale, non finiscono qui.

L’esecutivo sta valutando l’ipotesi di far slittare al 30 settembre il pagamento delle imposte dirette e dell’Irap a carico delle partite Iva soggette alle cosiddette "Pagelle fiscali" (in gergo tecnico, Isa). Potrebbe essere rinviata pure la scadenza del 10 settembre per la presentazione delle dichiarazione dei redditi delle partite Iva e delle imprese con ricavi e compensi fino a 10 milioni che intendono chiedere il ricalcolo del fondo perduto sulla base delle voci di bilancio (non solo del fatturato). Resta il fatto che, in attesa della riforma fiscale che entro fine luglio dovrebbe essere approvata dal governo, il nostro sistema è fortemente sbilanciato.

Sebbene oltre la metà della spesa pubblica italiana sia in capo a Regioni ed enti locali, 9 euro su 10 vanno allo Stato centrale e solo le briciole alla periferia. A fare i calcoli è stata la Cgia di Mestre, che ha passato al setaccio i dati del 2019: l’85,4% del totale del gettito tributario è stato prelevato dall’erario: 441,4 miliardi su 516,6. Agli enti locali poco più di 75 miliardi (il 14,6%). Negli ultimi 20 anni, poi, le entrate tributarie in Italia sono aumentate di 166 miliardi di euro. Se nel 2000 l’erario e gli enti locali avevano incassato 350,5 miliardi di euro, nel 2019 il gettito, a prezzi correnti, è salito a 516,6 miliardi. La crescita in questo ventennio è stata del 47,4%.

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