Lunedì 14 Ottobre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Noi, robot: Italia da record. Sempre più umanoidi impiegati dalle aziende. Ora la sfida è usarli in casa

Siamo al sesto posto nel mondo. Nel settore tessile, solo la Cina ne ha di più. L’Iit di Genova guida la ricerca: la missione è renderli sicuri anche senza controlli

Un robot

Un robot

Roma, 13 novembre 2023 – Si chiamano RoBee, iCub, Brillo, Pepper, Hal S5301 e sono solo alcuni tra i robot umanoidi che hanno preso forma nei laboratori di centri di ricerca, atenei e startup disseminati da un capo all’altro del Paese. Già, perché l’Italia ha compiuto passi da gigante nel campo della robotica, sia per quel che riguarda la meccatronica (area di interazione fra informatica e meccanica industriale), sia nell’ambito dell’interazione con i robot umanoidi. Secondo il report ‘World Robotics 2023’, siamo al sesto posto nel mondo per numero di robot industriali installati negli impianti produttivi. Oltre 91mila unità: un traguardo raggiunto, è bene sottolinearlo, senza il contributo di settori come automotive ed elettronica, che più massicciamente applicano questo genere di tecnologie (cosa che accade in Cina, Germania, Giappone).

È negli altri settori manifatturieri che l’Italia ha registrato progressi sorprendenti, segnando una crescita pari al 7% medio annuo dello stock complessivo di robot industriali installati, in particolare nel quinquennio 2017-2022. Nell’industria alimentare e delle bevande – eccellenza indiscussa del ‘made in Italy’ – il Belpaese è terzo al mondo, con quasi 10.900 unità installate: meglio di noi fanno solo due giganti come Cina e Usa. È terzo anche nel comparto legno-mobili e secondo in quello del tessile-abbigliamento-pelli-calzature, scavalcato solo dalla Cina.

Dalla manifattura alle applicazioni sociali il passo è breve: ecco, allora, il progressivo affermarsi dei robot androidi, progettati per interagire con gli umani e operare in ambiti che vanno dall’assistenza agli anziani all’istruzione, fino alla ricerca e salvataggio di persone in condizioni estreme. La ricerca sui robot umanoidi è trainata, nel nostro Paese, dall’Iit (Istituto italiano di tecnologia) di Genova, che ha oggi all’attivo, in questo campo, 27 progetti di ricerca europei e 153 brevetti. Tra i prototipi sviluppati dall’istituto c’è iCub, robot dall’aspetto di un bambino, plasmato da un team di 30 ricercatori al cui timone c’è una donna, Alessandra Sciutti, classe ‘82. Dottoressa di ricerca in Tecnologie umanoidi, Sciutti immagina i robot non certo come protagonisti di scenari post-apocalittici, bensì come "tecnologie collaborative, per dare un supporto all’essere umano".

I robot possono compiere mansioni usuranti e ripetitive, adattarsi a condizioni climatiche estreme e inoltrarsi in ambienti pericolosi (con controllo da remoto); viceversa, "le capacità di predizione, adattamento e reazione agli imprevisti, così spiccate negli esseri umani, nelle macchine sono ancora carenti – dice Sciutti -. Per ora, riescono solo a eseguire le nostre istruzioni". Tra le tante sfide che attendono la robotica nel prossimo futuro c’è, secondo la ricercatrice, "saper rendere i robot adattabili alle esigenze e necessità in ambienti non controllati, diversi dai laboratori di ricerca: gli ambienti domestici, ad esempio, o gli ospedali". Tali requisiti favorirebbero l’ingresso di robot nella quotidianità: una rivoluzione cui ci stiamo avvicinando più rapidamente di quanto pensiamo, come dimostra l’ultima novità targata Amazon. Nelle scorse settimane, infatti, il colosso dell’e-commerce ha presentato, fra i componenti del proprio staff, il robot umanoide Digit. A chi si è domandato cosa sarà del folto capitale umano già presente nei magazzini, Amazon ha risposto in toni rassicuranti: il robot sposterà carichi pesanti e sgraverà gli umani dai compiti noiosi e ripetitivi. È l’inizio di una nuova era? Forse sì: il patron Jeff Bezos ha reso noto di aver investito oltre un miliardo di dollari nella startup che ha progettato Digit.

Tutto questo mentre la Cina punta a rendere gli androidi una produzione di massa entro il 2025: secondo le linee guida diramate dal ministero cinese dell’Industria e dell’Information technology, il governo spingerà le aziende del settore a migliorare le tecniche di apprendimento, la qualità dell’interazione e dei movimenti dei robot umanoidi. Obiettivo? Mettere le mani su un mercato che, secondo le stime, varrà circa 120 miliardi di dollari nel 2030; ma anche sostituire una classe operaia destinata al declino, a causa dell’invecchiamento della popolazione, del calo delle nascite e dell’aumento esponenziale dei laureati.

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