Pensioni, cambia la rivalutazione: le nuove quote. Opzione donna, nessuna marcia indietro

Le ultime novità sulla capitolo previdenza della manovra 2023. Minime a 600 euro per gli over 75 solo per il 2023. Per le donne resta l'uscita anticipata a 60 anni limitata a caregiver, disoccupate e invalide

Roma, 19 dicembre 2022 - Pensioni, si cambia ancora. Nel rush finale  della manovra 2023  - che deve essere licenziata entro il 31 dicembre, pena l'esercizio provvisorio - non mancano le correzioni in corsa al capitolo previdenza. E' il governo stesso ad aggiustare in tiro. 

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Rivalutazione, le nuove quote 

Un emedamento dell'esecutivo modifica la norma della legge di bilancio che rivede la rivalutazione automatica delle pensioni tra il 2023 e il 2024. In particolare sale all'85% del'inflazione la rivalutazione degli assegni compresi tra 4 e 5 volte il minimo (circa 2000-25000 euro). Oggi la quota è pari al 90% dell'inflazione, ma l'attuale versione della finanziaria prevedeva l'80%. Per le pensioni più alte invece gli scaglioni vengono rivisti al ribasso: dal 55% al 53% per quelle tra 5 a 6 volte il minimo; da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo da 40% a 37% da 8 a 10 volte il minimo e da 35% a 32% negli assegni oltre 10 volte il minimo (oltre 5000 euro). Resta invariata la piena rivalutazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo. 

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​Pensioni minime, crescono solo per il 2023

Dal fascicolo degli emendamenti bollinati dal governo spunta anche una precisazione circa le pensioni minime. Per il momento l'innalzamento a 600 euro per gli over 75 è previsto solo per l'anno prossimo, 2023. Ricordiamo che gli incrementi non saranno accreditati sul cedolino di gennaio ma pagati a conguagli dall'Inps tra marzo e aprile. 

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Opzione donna, nessuna novità

Non cambia invece, per adesso, Opzione Donna, così come formulata nella versione attuale della manovra. Negli emendamenti del governo non compare infatti alcuna modifica della misura. Che quindi al momento prevede per il 2023 la possibilità dell'anticipo pensionistico con un'età di 60 anni, che può essere ridotta di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di 2 anni, ma limitatamente a tre categorie specifiche di lavoratrici: caregiver, invalide almeno al 74%, licenziate o dipendenti da aziende con tavolo di crisi. Continua la battaglia dell'opposizione, con il Pd che insiste però per tornare alla versione attualmente in vigore, senza vincoli legati ai figli e valida per tutte le donne.