Pensioni: le possibili novità sulla rivalutazione

Sul tavolo del Ministero dell’Economia c’è la proposta, sostenuta ampiamente dalla Cisl di Luigi Sbarra, di prevedere la rivalutazione piena delle pensioni anche per quelle comprese tra 2.101,55 e 2.626,9, tra 4 e 5 volte il minimo Inps, con un recupero da 450 euro all'anno

Pensioni, fila alle poste (Ansa)

Pensioni, fila alle poste (Ansa)

Roma, 18 dicembre 2022 - Il verdetto arriverà solo nella giornata di oggi, ma sul tavolo del Ministero dell’Economia c’è la proposta, sostenuta ampiamente dalla Cisl di Luigi Sbarra, di prevedere la rivalutazione piena delle pensioni anche per quelle comprese tra 2.101,55 e 2.626,9, tra 4 e 5 volte il minimo Inps, con un recupero da 450 euro all'anno. A finanziare l’operazione dovrebbe essere una nuova stretta al Reddito di cittadinanza, con l'ipotesi di garantire, l'anno prossimo, il sussidio ai beneficiari occupabili solo per sette mesi, non per otto.  Il taglio permetterebbe di racimolare circa 200 milioni. 

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Il nuovo meccanismo previsto in manovra riguarda la piena rivalutazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo; l'80% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 4 e 5 il minimo (invece del 90% attuale); il 55% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 5 e 6 volte il minimo (invece del 75% previsto a partire dagli assegni pari a cinque volte il minimo); il 50% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 6 e 8 volte il minimo; il 40% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 8 e 10 volte il minimo; il 35% per le pensioni complessivamente superiori a 10 volte il minimo. Il trattamento minimo Inps è oggi pari a 525,38 euro mensili lordi. 

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La novità in arrivo comporterebbe l’eliminazione del taglio del 10 per cento della rivalutazione per i trattamenti anche da 4 a 5 volte il minimo, fino a 2.626 euro. 

Il danno delle riduzioni, per di più, non è temporaneo. Ma produrrà effetti sulla pensione per il resto della vita del pensionato. Infatti, ogni mancato aumento non ha effetti solo sull'anno di applicazione ma perdura per sempre sulla pensione diminuendone così in modo permanente il valore. Per una pensione da 3.600 lordi si avrebbe avuto con una rivalutazione del 75% dell'inflazione un assegno da 3.841 euro che sarà invece con il taglio pari a 3.731 euro con un calo di circa 110 euro al mese e di quasi 1.430 euro l'anno. Con ripercussioni negli anni successivi.