Martedì 16 Aprile 2024

Ristori, svelato il grande inganno. Non coprono neanche il 7% delle perdite

La Cgia di Mestre: gli indennizzi diretti sono una goccia in un mare da 400 miliardi di rosso. I commercianti Fipe: è quasi offensivo

Impatto Covid e ristori di Stato

Impatto Covid e ristori di Stato

ROMA  - Il conto è presto fatto. A fronte di 423 miliardi di mancati incassi nel 2020, i ristori previsti da marzo in avanti per le imprese chiuse, semi-chiuse o aperte (ma con fatturati comunque sia in calo) hanno raggiunto solo i 29 miliardi di euro tra contributi a fondo perduto, eliminazione del saldo Irap e crediti di imposta affitti e sanificazione. Con un tasso di copertura delle perdite di circa il 7 per cento.

A tirare le somme sono gli analisti dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Ma non è differente il bilancio del tracollo stilato dalla Fipe-Confcommercio per i pubblici esercizi (ristoranti e bar in testa) o dalla Federalberghi per le attività del turismo. Con il risultato che, secondo l’ultima indagine realizzata dall’Istat su un campione di quasi un milione di imprese, sono quasi 292mila le attività che si trovano in una situazione di crisi profonda. A rischio, dunque, anche i quasi 2 milioni di addetti che ci lavorano, producendo un valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi.

In prima fila, nella classifica delle imprese a rischio fallimento, quelle della ristorazione e i pubblici esercizi. "Ormai è a rischio l’intero comparto, in cui operano 1,3 milioni di addetti, gran parte giovani e con una componente di donne dominante – avvisa il vice presidente della Fipe, Aldo Cursano –. Occorre dare subito una prospettiva. Chiudiamo il 2020 con 40 miliardi di minor fatturato. Di fronte a un danno di questa portata, abbiamo ricevuto ristori per quasi 2,5 miliardi. Sono assolutamente inadeguati e quasi offensivi se considerati esaustivi e non un acconto rispetto al dovuto". Insomma, a pochi giorni dal varo del nuovo scostamento da 32 miliardi di euro e dalla messa a punto del quinto decreto Ristori, le categorie economiche colpite da lockdown , chiusure delle zone a rischio e tracollo dei consumi non ci stanno a accontentarsi di indennizzi sul modello di quelli ricevuti nel 2020.

E se vero che ci sono in ballo circa 10 miliardi di euro per compensare le tasse sospese, oltre al rinvio delle cartelle esattoriali, è altrettanto vero che la richiesta va ben oltre: da qui anche la soluzione rilanciata dal vice ministro dell’Economia, Laura Castelli, di una rottamazione quater e di un saldo e stralcio per le imposte non versate negli anni precedenti.

Tutte le ipotesi, però, devono fare i conti con la voragine aperta l’anno scorso. I ristori erogati alle imprese che hanno subito i contraccolpi più negativi della crisi, quelle che hanno dovuto chiudere per decreto – spiegano dalla Cgia – hanno raggiunto un livello medio di copertura del calo del fatturato del 14,5% circa.

Le misure di sostegno al reddito approvate dal governo Conte, infatti, sono andate in larghissima parte alle attività che hanno registrato un crollo del giro di affari di almeno il 33% rispetto al 2019. E, d’altra parte, secondo una recente simulazione della Fipe-Confcommercio per Qn, se dal complesso si passa ai casi specifici, il risultato non cambia: un bar in zona gialla con un fatturato da 200mila euro subisce un calo annuo di oltre 48mila euro, mentre il ristoro complessivo è di poco sopra gli 8mila euro. Lo stesso bar, se si trova in zona rossa, deve scontare un rosso di 65mila euro, con un rimborso di circa 10mila euro. E se l’attività è più grande, con un fatturato da 450mila euro, la perdita è di circa 108mila in zona gialla e 146mila in quella rossa, con aiuti a quota 14mila e 16mila e 800 euro.  

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