
Record di ristoranti chiusi in Italia nel 2024
Roma, 16 apile 2025 – E’ un dato in apparente controtendenza quello dell’Osservatorio Ristorazione, che informa del saldo negativo (-19mila) fra aperture e chiusure attività nel 2024 nel settore. Dato che stride con un altro, quello relativo alla spesa degli italiani fuori casa, arrivata a 96 miliardi.
I dati dell’agenzia RistoratoreTop
Il 2024 ha registrato due importanti record per la ristorazione italiana: da un lato la crescita dei consumi, la più alta dal periodo pre-pandemia con oltre 96 miliardi di euro spesi per mangiare fuori casa, dall’altro il saldo negativo più corposo dell’ultimo decennio tra imprese iscritte e cessate presso le Camere di Commercio: -19.019.
Tra i principali fattori alla base di questa forbice tra calo del numero di attività e crescita del fatturato complessivo, spicca l’aumento dei prezzi applicato dalla maggior parte dei ristoratori, causato dall’innalzarsi dei costi vivi e dall’inflazione, e quantificabile per l’anno passato nel 6% in più del 2023, +19% dal 2020. Quanto alle principali province italiane, la maglia nera per numero di locali spariti spetta a Roma, -495, mentre a Bologna per percentuale sul totale: -3% sul 2023. Bene il Sud con Palermo e Napoli in segno positivo, seguite da Firenze.
E’ la fotografia scattata dall’Osservatorio Ristorazione dell’agenzia RistoratoreTop, elaborando i dati di Movimprese e FIPE, incrociandoli con dati interni sulle variazioni di prezzo. Nel 2024 le attività registrate alle Camere di Commercio sono diminuite per il quarto anno consecutivo, nello specifico dell’1,26% sul 2023, pari a 4.903 unità, attestandosi a 382.680. Valori simili rispetto a quelle attive, che scendono di 4.038, -1,22%, per un totale di 327.850. I segnali più preoccupanti arrivano però dal saldo tra le 10.719 nuove iscrizioni e il record negativo dell’ultimo decennio rappresentato dalle 29.019 cessazioni, in aumento del 3,6%: -19.019 attività ristorative, differenziale che batte l’altro record amaro del 2023 con -17.693 imprese.
“Campanello d’allarme da non sottovalutare”
“Per quanto possa sembrare incoraggiante il dato pubblicato sui 96 miliardi spesi dagli italiani per mangiare fuori casa, se accostato alle 29.019 cessazioni a fronte di appena 10.719 nuove aperture, è indicativo esattamente del contrario: la ristorazione italiana sta attraversando una crisi strutturale caratterizzata da forte sfiducia da parte degli imprenditori. Questi dati – afferma Lorenzo Ferrari, Presidente dell’Osservatorio Ristorazione – ci raccontano che mangiare al ristorante sta diventando sempre più un lusso per la maggior parte degli italiani e non passerà molto tempo prima che cambino frequenza e abitudini di consumo anche per la fetta di utenza ‘altospendente’ che sta tenendo in piedi il settore. Stanno sopravvivendo o addirittura fiorendo quelle attività che hanno saputo intercettare e interpretare i bisogni dei clienti, sempre più orientati a vivere un’esperienza, le rivoluzioni tecnologiche e lo snellimento dei modelli di business”.
Palermo e Napoli in controtendenza
Analizzando le imprese attive nelle principali province italiane, il primato negativo per attività ristorative scomparse lo scorso anno spetta a Bologna con -3%, ovvero 168 attività in meno rispetto alle 5.447 del 2023. A seguire compaiono proprio le due città traino del settore: Roma, -1,9% e ben 495 locali scomparsi sui 26.016 dell’anno precedente, e Milano che registra la perdita di 221 ristoranti (-1,2%) su 17.711. Male anche Torino con 103 unità in meno, cioè -0,8%. Segnali incoraggianti arrivano invece dal Sud, dove Palermo cresce dell’1,4% (+75 attività) arrivando a quota 5.546, record tra le province più importanti, e Napoli dello 0,3%, ovvero 56 attività in più delle 17.663 attive nel 2023. Segno positivo anche per Firenze, +0,5%, che passa da 5.126 a 5.154.