Giovedì 25 Aprile 2024

Rischio instabilità nella Ue: investitori prudenti sui titoli di stato europei

Titoli di stato europei

Titoli di stato europei

MILANO

BTP ITALIANI, Bonos spagnoli, Oat francesi o Bund tedeschi. Sono soltanto alcuni dei titoli di stato europei negoziati ogni giorno sui mercati dagli investitori, piccoli e grandi, che nei mesi scorsi li hanno però maneggiati con molta cura. In vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles, diverse case d’affari hanno avuto infatti una posizione neutrale o addirittura negativa sui buoni del Tesoro del Vecchio Continente, per una ragione molto semplice: rendono poco o nulla e non sono esenti da rischi nell’eventualità di nuove turbolenze politiche nell’Ue.

A VOLTE, come nel caso dei Bund tedeschi, i titoli di stato europei hanno addirittura interessi negativi anche nelle scadenze medio-lunghe. Sono gli effetti delle manovre effettuate negli anni scorsi dalla Banca centrale europea (Bce), che ha portato sotto zero i tassi d’interesse e non sembra intenzionata a rialzarli a breve. Per questo, molti gestori dei fondi d’investimento si sono mossi negli ultimi mesi con i piedi di piombo. «La nostra posizione sui di titoli di stato europei è underweight (sottopesare nel portafoglio n.d.r.)», ha affermato nelle settimane scorse Michael Grady, capo economista e strategist della casa d’investimenti Aviva Investors. Una posizione simile è quella della società di gestione svizzera Pictet Asset Management che alla metà di maggio, nel suo consueto barometro sui mercati, ha ribadito la sua preferenza per le obbligazioni dei paesi emergenti e mantenuto la posizione di sottopeso sui bond governativi di tutte le nazioni industrializzate, non solo in Europa ma anche in America.

DEL RESTO, passando in rassegna i rendimenti offerti nelle ultime settimane dai buoni del Tesoro del Vecchio Continente, è davvero difficile trovare rendimenti appetibili. I Bund tedeschi, considerati dagli investitori i titoli più sicuri e per questo meno redditizi di tutti, nella settimana del 20 maggio avevano raggiunto un rendimento negativo dello 0,05% anche nelle emissioni di scadenza decennale (che, in condizioni normali, hanno invece dato sempre interessi abbastanza corposi). Leggermente più generosi, si fa per dire, sono titoli di stato francesi, gli Oat. Nelle scadenze a 10 anni garantiscono un interesse lordo annuo dello 0,34%, che scende allo 0,3% al netto del prelievo fiscale. Investendo in queste obbligazioni un capitale di ben 10mila euro, si ottengono ogni anno appena 300 euro di interessi.

PER AVERE rendimenti ben più corposi, bisogna dunque spostarsi sui buoni del Tesoro dell’area mediterranea, che sono però considerati dagli investitori un po’ più rischiosi della media dei titoli di stato europei. I Bonos spagnoli, per esempio, offrono un interesse dello 0,9% su base annua, corrispondente a poco meno dello 0,8% al netto delle imposte. Con i titoli portoghesi si arriva invece all’1% di rendimento netto annuo mentre i tra i buoni del Tesoro oggi più rischiosi, purtroppo, ci sono oggi i Btp Italiani: nelle scadenze a 10 anni rendono quasi il 2,7% lordo, che scende a quasi il 2,4% al netto delle tasse. Con 100mila euro investiti in questi titoli, si ottengono ogni 12 mesi interessi pari a 2.400 euro. Di questi tempi non è poco anche se va pesato sul piatto della bilancia un rischio: nel caso di nuove tensioni politiche in Europa nel dopo-elezioni, i prezzi dei Btp potrebbero tornare a calare sul mercato, riempendo di potenziali perdite il portafoglio di chi li ha acquistati.

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