di Claudia Marin
Turismo, commercio, intrattenimento, viaggi, servizi alla persona: è in questi settori che si è abbattuta, come un violentissimo tornado, la bufera della pandemia nell’anno passato. Una bufera che ha fatto precipitare i fatturati anche di oltre il 70 per cento, mettendo in ginocchio circa 300mila imprese e a rischio 2 milioni di posti di lavoro, con effetti tutti da gestire, a cominciare dal ritorno al lavoro nero per milioni di addetti.
È questa l’ultima, aggiornata radiografia del terribile 2020 nei numeri elaborati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. In vetta alla classifica della caduta agenzie di viaggio e tour operator, -73,2%; attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri, -70%; alberghi e alloggi, -53%; barristoranti, -34,7%; noleggio e leasing operativo -30,3%; commercioriparazione di autoveicoli e motoveicoli -19,9%.
In termini assoluti, la perdita di fatturato più rilevante ha riguardato il commercio all’ingrosso (-44,3 miliardi di euro). Seguono il commercioriparazione auto e moto (-26,8 miliardi) i bar e i ristoranti (-21,3 miliardi di euro), le attività artistiche, palestre, sale giochi, cinema e teatri (-18,3 miliardi), il commercio al dettaglio (-18,2 miliardi), gli alberghi (-13,9 miliardi), le agenzie di viaggio e i tour operator (-9,3 miliardi).
A risultare traballanti e a rischio chiusura sono circa 292mila piccole e medie imprese. "Stiamo parlando – osservano dalla Cgia – di micro attività che, pesantemente colpite dall’emergenza sanitaria, non hanno adottato alcuna strategia di risposta alla crisi e, conseguentemente, corrono il pericolo di abbassare definitivamente la saracinesca. I settori produttivi più interessati da queste 292 mila attività sono il tessile, l’abbigliamento, la stampa, i mobili e l’edilizia". Nel settore dei servizi, le maggiori difficoltà riguardano gli ambiti della ristorazione, degli alloggialberghi, del commercio dell’auto e altri comparti come il commercio al dettaglio, il noleggio, i viaggi, il gioco e lo sport. A livello territoriale, le imprese più colpite sono nel Sud e nelle città d’arte.
Con la fine del blocco dei licenziamenti, l’impatto del tracollo occupazionale sarà immediato. Anche se il principale ammortizzatore sociale sarà rappresentato dalle possibilità offerte dal sommerso.
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro