Un’attesa lunga quattro anni, che si è conclusa ieri mattina con la firma del rinnovo dei Contratti nazionali del terziario, distribuzione e servizi tra le sigle sindacali del settore, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, e Confcommercio e Confesercenti. Un’intesa che prevede un aumento salariale di 240 euro al quarto livello e una tantum di 350 euro e che riguarda oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori. "Il risultato del rinnovo del contratto collettivo contribuirà a rafforzare le relazioni tra le parti e ad assicurare ad imprese e lavoratori condizioni di stabilità per il settore fino a marzo 2027", annuncia la vicepresidente di Confcommercio, Donatella Prampolini.
"Il 2024 è l’anno dei contratti nel terziario – spiega, a sua volta, Paolo Andreani, segretario generale della Uiltucs – Finalmente i 3 milioni del commercio hanno il contratto: un contratto che segna un punto di svolta per la contrattazione salariale e migliora le condizioni normative del rapporto di lavoro. 7.000 euro nel quadriennio 24/27 con l’introduzione anche dell’indennità di vacanza contrattuale in caso di ritardo nel rinnovo". Il confronto tra le sigle sindacali e le parti datoriali è ripreso negli ultimi mesi dopo la vasta mobilitazione organizzata da Filcams, Fisascat e Uiltucs, culminata nello sciopero nazionale del 22 dicembre scorso, con migliaia di addetti del settore che si sono astenuti dal lavoro partecipando alle manifestazioni organizzate in cinque differenti città: Cagliari, Milano, Napoli, Palermo e Roma.
Ma vediamo, nel merito, i termini dell’accordo. Dopo oltre 4 anni, dunque, sono state finalmente siglate le intese di rinnovo dei Contratti nazionali del Terziario, Distribuzione e Servizi applicati alla più vasta platea di lavoratrici e lavoratori del settore privato in Italia, con oltre 3milioni di addetti impiegati nelle attività commerciali e nelle imprese di servizi. I contratti avranno vigenza triennale, con decorrenza dal 1° aprile 2024 al 31 marzo 2027. Gli accordi prevedono un aumento contrattuale a regime di 240 euro al quarto livello, da riparametrare, con l’erogazione di una massa salariale di 7.180 euro comprensiva dell’una tantum di 350 euro, una ulteriore erogazione rispetto a quella già avvenuta lo scorso anno.
La prima tranche di 70 euro sarà erogata da aprile 2024 e si aggiunge ai 30 euro precedentemente concordati. Previsto anche l’incremento dell’indennità annua della clausola elastica del part-time, che passa da 120 a 155 euro annui. Sulla parte normativa, invece, è stata ridefinita la sfera di applicazione e aggiornata la classificazione in ragione dei nuovi profili professionali di settore. Sono stati definiti miglioramenti sulle politiche di genere e sono previsti ulteriori congedi per le donne vittime di violenza.
Il valore sindacale e in qualche modo anche "politico" del rinnovo è sottolineato dal presidente del Cnel, Renato Brunetta: "Un contratto importante per il nostro Paese e per la nostra economia, a lungo atteso dai 2,5 milioni di lavoratori e dalle quasi 400mila imprese. Si aggredisce con decisione una delle principali criticità del nostro sistema di relazioni industriali e cioè la questione del ritardo dei rinnovi contrattuali, che penalizza soprattutto i lavoratori e le stesse imprese del settore terziario". Secondo i dati dell’Archivio del Cnel, dopo questa intesa il numero complessivo di lavoratori in attesa di rinnovo è sceso a 5,27 milioni dai 7,7 milioni precedenti.
Plaudono all’accordo, non a caso, anche i vertici di Cgil, Cisl e Uil, avvertendo, però, che adesso bisogna chiudere tutti gli altri contratti. "Finalmente un risultato importante, raggiunto dopo la mobilitazione e lo sciopero della categoria dello scorso dicembre", afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Per il leader della Cisl, Luigi Sbarra, è "un bel segnale per tutto il Paese". Mentre il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sottolinea che con il rinnovo del contratto "i salari diventano più giusti, consentendo il recupero del potere d’acquisto perso negli ultimi anni".