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Milano, 17 gennaio 2022 – Il caro-energia e quello di frumento e grano duro hanno fatto scattare i rincari anche di pane e pasta. In tensione già da mesi, l’ultima doccia fredda sul fronte dei prezzi è arrivata dai nuovi aumenti annunciati all’inizio di quest’anno dalle grandi marche del piatto principe del made in Italy. Con un rincaro "vertiginoso" del grano, che rappresenta, ha spiegato Vincenzo Divella, ad dell’omonimo gruppo, il 60% del costo di produzione della pasta, insieme con il 300% del gas e il 25% del packaging, alla Gdo è stato chiesto un incremento di 12 cent al chilo a 1,52 dopo che l’anno scorso si era passati da 1,10 a 1,40. In totale, un più 38%. Caro-caffè: una corsa lunga vent'anni Il caffè al bar verso 1,50 euro. La folle corsa dei prezzi Il caro-spaghetti A inizio anno, dopo un aumento medio nel 2021 del 10,8% per le paste secche e fresche (dati Ismea), spiega Giorgio Santambrogio, ad del gruppo VéGé e vice presidente di Federdistribuzione, alla Gdo sono arrivate richieste di adeguamenti dei listini del 36% medio, sceso in fase di contrattazione al 25%. Questo però non significa che dagli attuali 1,20 euro al chilo, la pasta debba costare sullo scaffale 1,50 per salire a 2,80-3,20 nel segmento premium da supermercato e fino a 4-5 euro per i prodotti artigianali-gourmet. Perché stanno aumentando le offerte promozionali (quasi il 40% delle vendite), avverte Santambrogio, e la disponibilità della Gdo ad assorbire i rincari perdendo però marginalità. Per questo la filiera dovrebbe sedersi attorno a un tavolo per verificare voce per voce che cosa sta provocando questi aumenti – tra l’altro differenziati molto tra fornitori – e quindi stabilire che quando la bolla speculativa sui mercati si sgonfierà anche i prezzi dovrebbero scendere. Cosa che, invece, non accade ...
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