Roma, 22 ottobre 2023 – L’anno scorso in questo stesso periodo, il tema dei rigassificatori era sulla bocca di tutti. Chi li voleva e chi no. Ma che cosa sono esattamente? Come funzionano e quanto possono contribuire al fabbisogno di gas naturale italiano?

Un operaio al lavoro (archivio)
Come riporta Proxigas, l’Associazione di riferimento del settore gas che rappresenta le imprese operanti sull’intera filiera del gas naturale, nel 2021 la domanda di gas in Italia è stata complessivamente pari a 76 miliardi di metri cubi ed è stata soddisfatta per il 4% grazie alla produzione nazionale (3,3 miliardi di metri cubi) e per il 96% grazie all’importazione. Le importazioni via gasdotto hanno rappresentato l’86,5% dell’import totale (62,9 miliardi di metri cubi), mentre quelle di GNL (Gas Naturale Liquefatto) via nave il restante 13,5% (9,8 miliardi di metri cubi).
I rigassificatori in Italia e la loro produzione
Il GNL può essere rigassificato tramite processi chimici per essere immesso nella rete del gas naturale.
In Italia ad oggi si contano tre rigassificatori funzionanti: l’impianto onshore di Panigaglia, in provincia di La Spezia, realizzato negli anni Settanta e con una produzione massima annuale di 3,5 miliardi di metri cubi. Nel 2022 ha rigassificato più di 2 miliardi di metri cubi. Il terminale Adriatic LNG, un impianto offshore al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, con una produzione massima annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas; il terminale di OLT, una FSRU (Floating Storage and Regasification Units) collocata nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, con una produzione massima annuale di 3,75 miliardi di metri cubi. A questi si aggiungono le due navi rigassificatrici di Piombino e di Ravenna. La prima operativa da maggio, la seconda la cui apertura è prevista per l’autunno 2024.
La nave rigassificatrice di Piombino
La FSRU destinata al porto di Piombino, acquistata da Snam nel giugno 2022, è una nave lunga 293 metri e larga 40 che può immagazzinare circa 170 mila metri cubi di gas liquefatto e ha una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi l’anno, una quantità pari a circa un sesto dei volumi importati negli ultimi anni dalla Russia ovvero l’8% del fabbisogno nazionale.
Come funziona un rigassificatore galleggiante?
I rigassificatori galleggianti o FSRU sono dei terminali in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale. Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono gas naturale liquefatto (GNL) a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas.
Una volta giunta in prossimità della FSRU, la nave metaniera che trasporta GNL a -160 gradi trasferisce il gas liquido nei serbatoi del terminale.
Successivamente, in funzione delle esigenze di mercato, il gas liquido viene rigassificato. Il processo di rigassificazione è ottenuto immettendo il metano allo stato liquido in uno scambiatore di calore in cui scorre un liquido più caldo, normalmente acqua di mare, la cui temperatura naturale è sufficiente per riportare il gas allo stato gassoso. Quindi GNL e acqua di mare si scambiano energia (GNL cede freddo, l’acqua di mare cede calore), pur non entrando mai in contatto tra loro.