Lunedì 22 Aprile 2024

Corsa ai rigassificatori, ecco i progetti in Italia: in ballo anche la Sardegna

In Europa il nostro Paese è secondo solo alla Germania per numero di impianti progettati. Le critiche degli ambientalisti: "Il continente deve già affrontare una grave crisi climatica e il gnl non aiuterà a sostituire il gas russo quest’inverno"

Navi rigassificatrici offshore (Imagoeconomica)

Navi rigassificatrici offshore (Imagoeconomica)

Roma, 10 gennaio 2023 - Nella corsa europea al gas naturale liquefatto è arrivata prima la Germania, che già a metà dicembre ha inaugurato il primo terminale di rigassificazione a Wilhelmshaven, progettato e realizzato in meno di dieci mesi per aprire un canale di approvvigionamento alternativo al gas russo. Nelle prossime settimane, però, ne vedremo entrare in funzione molti altri. Secondo il database Global Energy Monitor, dall'inizio della guerra in Ucraina sono stati annunciati piani per almeno 34 terminali di gas naturale liquefatto e sette nuovi gasdotti. I progetti, che includono nuove costruzioni o espansioni di siti già esistenti, sono pianificati in 10 Paesi europei. Dei 34 terminali Gnl, 26 sono offshore o galleggianti e otto onshore. La lista ufficiale di infrastrutture Gnl finanziabili pubblicata dall’Ue si ferma invece a 13.

Ok anche a "progetti dannosi" 

A questi progetti fossili andrà una fetta generosa dei prestiti iper-agevolati non spesi nei Pnrr nazionali: il 30%, cioè 67,5 miliardi sui 225 totali. Quelli che Bruxelles ha deciso di mettere a disposizione del piano RePowerEu per azzerare la dipendenza energetica da Mosca, cancellando dal regolamento del Recovery Fund la clausola che vincolava i fondi a progetti "non dannosi" per il clima. A fare il conto delle nuove infrastrutture energetiche fossili su cui potranno essere dirottati i fondi dei Pnrr è Investigate Europe in un’inchiesta pubblicata oggi, 9 gennaio, con cui si chiede se siano veramente utili tutti questi nuovi impianti, chiaramente dannosi per il clima, visto che il gas è un combustibile fossile che emette CO2.

La Germania, che negli ultimi anni è stata il più grande Paese importatore di gas dalla Russia, è in pole position in questa corsa al gas naturale liquefatto, con 11 terminal Gnl progettati in risposta alla crisi del gas russo, cinque dei quali fissi e sei galleggianti. Una corsa recentemente criticata dal suo stesso ministero dell'Economia, che ha ammesso in un rapporto interno la possibilità che i terminali previsti siano "sovradimensionati".

Il mese prossimo entrerà in funzione il secondo rigassificatore a Brunsbüttel, poco fuori Amburgo, dopo quello di Wilhelmshaven, e nel corso del 2023 altri 3 terminali potrebbero iniziare le operazioni: un impianto che raddoppia Wilhelmshaven, uno a Stade alla foce dell'Elba e uno a Lubmin, quasi al confine con la Polonia.

Cosa succede in Italia 

L’Italia è al secondo posto, subito dopo la Germania, con 6 progetti, di cui quattro Fsru, le navi metaniere ancorate al largo che fungono da terminal temporanei per ricevere Gnl. Oltre a Piombino e Ravenna - in cantiere - l’inchiesta cita anche due progetti in Sardegna, a Porto Torres e Portovesme. Più i due terminal onshore a Gioia Tauro, in Calabria, e Porto Empedocle in Sicilia. Questi due sono vecchi progetti che il governo italiano sta tentando di rispolverare, ma che hanno già completato l'iter autorizzativo. Il quadro dei progetti fossili finanziabili dal fondo per la ripresa in Italia si completa con due pipeline. L’espansione del Tap, il gasdotto che porta gas dall’Azerbaijan in Europa e tocca terra in Puglia. E poi un progetto - al momento in fase di studio di fattibilità - di Snam e della spagnola Enagas per collegare il paese iberico a Livorno e portare in Europa il Gnl che arriva nei molti terminal spagnoli.

Un altro terminal che entrerà in funzione nelle prossime settimane è quello di Inkoo, in Finlandia, che aumenta l’approvvigionamento di gas non solo nel Paese scandinavo, ma anche in Estonia e nella regione baltica. La nave metaniera Exemplar Fsru ha raggiunto Inkoo già il 28 dicembre e la finlandese Gasgrid ha annunciato l’obiettivo di iniziare a distribuire gas da metà gennaio. Altri progetti sono in corso in Grecia, Estonia, Lettonia, Olanda, Belgio, Francia e Polonia

Gli esperti europei consultati sono molto critici con questa corsa alle infrastrutture fossili: "L’Ue rischia di sbloccare miliardi di euro per finanziare nuovi terminali Gnl con il pretesto della sicurezza energetica a breve termine", afferma Esther Bollendorff, coordinatrice della politica del gas di Climate Action Network Europe. "Questi progetti, però, non aiuteranno a sostituire il gas russo quest’inverno. Qualsiasi azione a breve termine non dovrebbe incatenare decine di milioni di persone in Europa, già alle prese con una grave crisi climatica, energetica e sociale, a future crisi alimentate da combustibili fossili".

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