Roma, 26 luglio 2022 - È stata una delle pietre su cui è inciampato il governo Draghi, ed è destinato a essere uno dei nodi cruciali su cui si giocherà la vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre. I rigassificatori, più volte definiti dal presidente del Consiglio uscente "infrastrutture sicure ed essenziali per il nostro fabbisogno energetico", hanno spaccato gli schieramenti politici ben prima che le due navi rigassificatrici – acquistate dal colosso energetico Snam la primavera scorsa – arrivassero nei porti designati (Piombino e Ravenna).
Di rigassificatori si è cominciato a parlare all’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina e della conseguente crisi della fornitura russa di gas ai paesi europei, Italia in primis. Per assicurare l’autosufficienza energetica nazionale e diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, nei mesi scorsi Snam ha firmato il progetto Fsru - Floating storage & regassification unit (letteralmente, ‘unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione’), finalizzato all’installazione di due rigassificatori galleggianti - rispettivamente al largo di Piombino e Ravenna - in collegamento con la rete distributiva nazionale. Le due navi, ancorate al fondo marino e lontano dalla costa, funzionerebbero da serbatoio galleggiante cui attraccare le metaniere, che a loro volta scaricherebbero il gas. Un gasdotto collegherebbe, infine, la nave alla terraferma e consentirebbe di immettere il gas nella rete.
Ma cos'è e come funziona un rigassificatore? Il termine si riferisce appunto alla trasformazione del gas naturale, che nel trasporto marittimo viene liquefatto per ridurne il volume e abbatterne la capacità infiammabile. Una volta giunto nei pressi del porto di destinazione, il gas liquido subisce il processo inverso, per poter essere riportato allo stato aeriforme e quindi immesso nelle condutture della rete di distribuzione.
Rigassificatori e inceneritori
Prima di soffermarsi sulla battaglia politica che si è innescata, in particolare, intorno al rigassificatore di Piombino, è bene fare chiarezza anche sulla differenza tra rigassificatore e inceneritore: due parole utilizzate spesso impropriamente, generando non di rado spinosi malintesi.
L’inceneritore è un impianto che utilizza come combustibile i rifiuti con due obiettivi: ridurne volume e pericolosità e produrre energia con il calore prodotto dalla loro combustione ad alta temperatura. L’effluente gassoso contenente i prodotti della combustione può includere sostanze più o meno tossiche, come diossine, particolato, cenere e polvere. Tra i vari tipi di inceneritori ci sono anche i termovalorizzatori, che sfruttano il calore sviluppato durante la combustione per la produzione di energia elettrica. Nulla a che vedere, dunque, con i rigassificatori, impianti che entrano in gioco solo nel trasporto marittimo e nella trasformazione di gas naturale.
Le navi di Snam
Tornando alle due navi rigassificatrici acquisite da Snam, mentre a Ravenna si prevede l’operatività non prima del terzo trimestre 2024, a Piombino l’impianto sarebbe dovuto entrare in esercizio - nei piani di Mario Draghi e del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani - già a marzo 2023. Questo grazie all’introduzione, nel decreto Aiuti, di un procedimento autorizzativo accelerato di 120 giorni (aperto il 20 luglio e quindi da chiudersi il 20 novembre), nonché alla nomina del governatore della Toscana Eugenio Giani come commissario. Ma i piombinesi, appoggiati da tutti i partiti politici locali, sono sul piede di guerra: sebbene Giani abbia ottenuto la garanzia che la nave resti in porto per un massimo di tre anni e reclamato compensazioni milionarie a beneficio del territorio, la comunità, guidata dal sindaco di Fratelli d’Italia Francesco Ferrari, non ci sta. E una settimana fa è scesa in piazza per manifestare contro l’accordo appena siglato dalla regione Toscana.
La battaglia politica
Intanto, a livello nazionale, la Lega non ha ancora espresso una posizione univoca sulla situazione di Piombino, limitandosi, per il momento, ad affermare che il progetto dei rigassificatori è stato portato avanti dal governo di unità nazionale. Più chiara la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, la quale ha dichiarato che il sindaco di Piombino ha ragione a opporsi al rigassificatore, ritenendo l’impianto una minaccia alla vocazione turistica della località toscana. Sul fronte opposto, quello del centrosinistra, i vertici nazionali del Pd non hanno ancora manifestato una posizione concorde sui rigassificatori, ma una voce autorevole del partito, il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ha caldamente sostenuto l’installazione ravennate, definendola ‘un investimento vitale per il Paese, di primaria grandezza e di massima urgenza’. Per Sinistra italiana, il segretario Nicola Fratoianni ha ribadito in un’interrogazione parlamentare che il suo partito è contrario all’idea di installare un rigassificatore nel porto toscano. Per quanto riguarda invece il M5s, a marzo il presidente del partito, Giuseppe Conte, si era detto favorevole alla realizzazione di nuovi rigassificatori galleggianti per la conversione del gas liquefatto, tuttavia, in seguito, i vertici nazionali non si sono schierati ufficialmente sul caso di Piombino.
Più che netta la posizione di Carlo Calenda: in occasione della presentazione del Patto repubblicano con +Europa, ieri, il leader di Azione ha dichiarato che "occorre procedere alla realizzazione di due rigassificatori con procedure straordinarie e i cantieri energetici vanno presidiati militarmente per garantirne la sicurezza".
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