Sabato 20 Aprile 2024

Cos'è il rigassificatore e differenza con l'inceneritore. Chi lo vuole in Italia (e dove)

Come funziona un rigassificatore. Il tema, tanto discusso da quando Mosca ha ridotto la fornitura russa di gas ai paesi europei, sarà al centro delle campagne elettorali per le elezioni politiche del 25 settembre.

Il rigassificatore di Livorno

Il rigassificatore di Livorno

Roma, 26 luglio 2022 - È stata una delle pietre su cui è inciampato il governo Draghi, ed è destinato a essere uno dei nodi cruciali su cui si giocherà la vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre. I rigassificatori, più volte definiti dal presidente del Consiglio uscente "infrastrutture sicure ed essenziali per il nostro fabbisogno energetico", hanno spaccato gli schieramenti politici ben prima che le due navi rigassificatrici – acquistate dal colosso energetico Snam la primavera scorsa – arrivassero nei porti designati (Piombino e Ravenna).

Di rigassificatori si è cominciato a parlare all’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina e della conseguente crisi della fornitura russa di gas ai paesi europei, Italia in primis. Per assicurare l’autosufficienza energetica nazionale e diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, nei mesi scorsi Snam ha firmato il progetto Fsru - Floating storage & regassification unit (letteralmente, ‘unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione’), finalizzato all’installazione di due rigassificatori galleggianti - rispettivamente al largo di Piombino e Ravenna - in collegamento con la rete distributiva nazionale. Le due navi, ancorate al fondo marino e lontano dalla costa, funzionerebbero da serbatoio galleggiante cui attraccare le metaniere, che a loro volta scaricherebbero il gas. Un gasdotto collegherebbe, infine, la nave alla terraferma e consentirebbe di immettere il gas nella rete.

Ma cos'è e come funziona un rigassificatore? Il termine si riferisce appunto alla trasformazione del gas naturale, che nel trasporto marittimo viene liquefatto per ridurne il volume e abbatterne la capacità infiammabile. Una volta giunto nei pressi del porto di destinazione, il gas liquido subisce il processo inverso, per poter essere riportato allo stato aeriforme e quindi immesso nelle condutture della rete di distribuzione.

Rigassificatori e inceneritori

Prima di soffermarsi sulla battaglia politica che si è innescata, in particolare, intorno al rigassificatore di Piombino, è bene fare chiarezza anche sulla differenza tra rigassificatore e inceneritore: due parole utilizzate spesso impropriamente, generando non di rado spinosi malintesi.

L’inceneritore è un impianto che utilizza come combustibile i rifiuti con due obiettivi: ridurne volume e pericolosità e produrre energia con il calore prodotto dalla loro combustione ad alta temperatura. L’effluente gassoso contenente i prodotti della combustione può includere sostanze più o meno tossiche, come diossine, particolato, cenere e polvere. Tra i vari tipi di inceneritori ci sono anche i termovalorizzatori, che sfruttano il calore sviluppato durante la combustione per la produzione di energia elettrica. Nulla a che vedere, dunque, con i rigassificatori, impianti che entrano in gioco solo nel trasporto marittimo e nella trasformazione di gas naturale.

Le navi di Snam

Tornando alle due navi rigassificatrici acquisite da Snam, mentre a Ravenna si prevede l’operatività non prima del terzo trimestre 2024, a Piombino l’impianto sarebbe dovuto entrare in esercizio - nei piani di Mario Draghi e del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani - già a marzo 2023. Questo grazie all’introduzione, nel decreto Aiuti, di un procedimento autorizzativo accelerato di 120 giorni (aperto il 20 luglio e quindi da chiudersi il 20 novembre), nonché alla nomina del governatore della Toscana Eugenio Giani come commissario. Ma i piombinesi, appoggiati da tutti i partiti politici locali, sono sul piede di guerra: sebbene Giani abbia ottenuto la garanzia che la nave resti in porto per un massimo di tre anni e reclamato compensazioni milionarie a beneficio del territorio, la comunità, guidata dal sindaco di Fratelli d’Italia Francesco Ferrari, non ci sta. E una settimana fa è scesa in piazza per manifestare contro l’accordo appena siglato dalla regione Toscana.

La battaglia politica

Intanto, a livello nazionale, la Lega non ha ancora espresso una posizione univoca sulla situazione di Piombino, limitandosi, per il momento, ad affermare che il progetto dei rigassificatori è stato portato avanti dal governo di unità nazionale. Più chiara la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, la quale ha dichiarato che il sindaco di Piombino ha ragione a opporsi al rigassificatore, ritenendo l’impianto una minaccia alla vocazione turistica della località toscana. Sul fronte opposto, quello del centrosinistra, i vertici nazionali del Pd non hanno ancora manifestato una posizione concorde sui rigassificatori, ma una voce autorevole del partito, il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ha caldamente sostenuto l’installazione ravennate, definendola ‘un investimento vitale per il Paese, di primaria grandezza e di massima urgenza’. Per Sinistra italiana, il segretario Nicola Fratoianni ha ribadito in un’interrogazione parlamentare che il suo partito è contrario all’idea di installare un rigassificatore nel porto toscano. Per quanto riguarda invece il M5s, a marzo il presidente del partito, Giuseppe Conte, si era detto favorevole alla realizzazione di nuovi rigassificatori galleggianti per la conversione del gas liquefatto, tuttavia, in seguito, i vertici nazionali non si sono schierati ufficialmente sul caso di Piombino.

Più che netta la posizione di Carlo Calenda: in occasione della presentazione del Patto repubblicano con +Europa, ieri, il leader di Azione ha dichiarato che "occorre procedere alla realizzazione di due rigassificatori con procedure straordinarie e i cantieri energetici vanno presidiati militarmente per garantirne la sicurezza".

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