Riforma delle pensioni, ricetta Uil: "Basta quote: a casa dopo 41 anni"

Il segretario nazionale Bombardieri: "Le coperture? Ci sarebbero tassando gli extraprofitti, come chiede la Ue"

Roma, 15 novembre 2022 - Pierpaolo Bombardieri, 59 anni, origini calabresi e un’ostentata passione per la pesca e il basket, oltre che per Keynes e Stiglitz, ha preso le redini della Uil nel luglio del 2020, in piena era Covid, non proprio una passeggiata. E ora, alla viglia della manovra economica, spiega a Qn le sue proposte, lanciando un monito al governo: "Bisogna pensare alla sostenibilità sociale degli interventi in un Paese allo stremo".

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Segretario, il cantiere delle pensioni è ufficialmente aperto. Che cosa si aspetta?

"Non so che cosa voglia fare il governo, mi limito a registrare che ci sono tante proposte. Forse troppe. Noi, invece, pensiamo che sia necessaria una riforma strutturale, attenta ai giovani che fanno lavori precari e che devono poter contare su una pensione di garanzia domani, che dia risposte alle donne, i cui problemi sono spesso avvolti dalla retorica delle pari opportunità. Così come pensiamo che bisogna studiare una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni".

Pierpaolo Bombardieri, 59 anni, guida la Uil dal luglio 2020
Pierpaolo Bombardieri, 59 anni, guida la Uil dal luglio 2020

Quota 102, cioè 64 anni di età e 38 di contributi, voluta da Draghi dopo quota 100, è stata un flop. Eppure, si torna a parlare di soglie legate all’età e ai contributi.

"Abbiamo sempre detto che le quote non danno risposte adeguate. Le persone hanno bisogno di certezze, non si possono cambiare le regole continuamente. Lo abbiamo visto sul campo: quota 102 è stato un fallimento perché era come fare un ambo secco, centrare l’esatta combinazione di due numeri sulla ruota della tua vita".

Dal vostro punto di vista rimane ferma l’idea di poter lasciare il lavoro dopo 41 anni di contributi a prescindere dall’età?

"Assolutamente sì. Non puntiamo su altre combinazioni".

Però la cosiddetta quota 41 senza condizioni costerebbe troppo. E, secondo le prime indiscrezioni, per il capitolo delle pensioni ci sarebbe in cassa appena un miliardo. Come si fa?

"Occorre fare un ragionamento complessivo. Stranamente, dal dibattito attuale, è sparito il tema degli extraprofitti che le aziende, e non solo quelle energetiche, hanno accumulato prima nel periodo del Covid e poi con i rincari delle materie prime. Nessuno parla più ad esempio, del fatto che dei 10 miliardi previsti dal governo Draghi, ne è stato incassato appena uno. Eppure, secondo i nostri calcoli, se tassassimo al 35% gli extraprofitti delle imprese, in linea con quello che ci chiede l’Europa, avremmo altri 14,5 miliardi da aggiungere ai 20 previsti dal governo. Perché non se ne parla"?

Resta il fatto che la nostra spesa previdenziale continua a correre troppo...

"Noi siamo pronti a discutere sulla sostenibilità economica del sistema. Ma rivendicando con forza la separazione fra assistenza e previdenza. Un’operazione che sposterebbe tre punti percentuali di Pil e ci riporterebbe in linea con la spesa media europea".

In attesa della separazione fra previdenza e assistenza il governo ha puntato la mira sul reddito di cittadinanza. Non si rischia una guerra fra poveri?

"Il rischio c’è ed è reale. Soprattutto se si evita di guardare dove le risorse esistono e si possono prendere. Il reddito va modificato ma non si può negare che ha dato risposte a tanta gente che sta sotto la soglia della povertà. Oltre alla sostenibilità economica bisogna considerare anche la sostenibilità sociale della prossima manovra economica".

Gli industriali, però, chiedono di investire tutto sul cuneo fiscale.

"Per una volta siamo d’accordo. Noi siamo andati in piazza per chiederne il taglio un anno fa, con uno sciopero generale anche sofferto. Ma continuiamo a sostenere che la riduzione deve andare tutta a favore dei lavoratori, Le aziende hanno già avuto tantissimi aiuti economici".

In gioco è tornata anche la flat tax. È daccordo?

"La nostra Costituzione ha fissato la progressività del sistema fiscale. Non riesco a capire cosa ci sia di progressivo nel fatto che un lavoratore dipendente deve pagare fino al 46% di tasse e un lavoratore autonomo solo il 15% con un fatturato che può arrivare, si dice, a 85mila euro. Sarebbe meglio intervenire sull’evasione fiscale che ha raggiunto i 100 miliardi di euro".

Come saranno i rapporti con un governo di destra-centro?

"Nella scorsa legislatura ci siamo confrontati con tre governi diversi. Anche questa volta valuteremo l’esecutivo sulla base dei fatti, senza alcun pregiudizio".