Riforma pensioni: quota 104, passando da 102 (e forse da 103). Gli scenari

Cgil: "102/104 misura intuile, coinvolge solo 10mila persone". In corso le simulazioni del governo sui costi. Pressing per un rafforzamento dell'Ape social per i lavori gravosi. Al momento resterebbe l'intenzione di non rinnovare Opzione donna

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Roma, 23 ottobre 2021 - "Quota 100 non sarà rinnovata, ora serve assicurare un graduale passaggio alla normalità". Così, da Bruxelles, Mario Draghi apre il periodo cruciale che da qui alla fine del mese lo attende a Roma. Con la riforma delle pensioni tra i temi più caldi.

La proposta iniziale del titolare del Mef Daniele Franco, oltre a trovare la trincea leghista, ha scatenato i malumori dei sindacati e più di un dubbio in altre forze della maggioranza. La proposta secca di Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023 potrebbe quindi essere diluita. "Ma l'importante è tener fisso il fatto che quota 100 non verrà rinnovata", è la linea di Draghi.

Pensioni, i sindacati contro quota 102: inutile

Dunque le ipotesi: l'uscita anticipata dal lavoro con Quota 102 nel 2022 e nel 2023 e il passaggio a Quota 104 nel 2024. O un meccanismo ancora più graduale, con Quota 102 nel 2022, Quota 103 nel 2023, Quota 104 nel 2024. Su queste soluzioni sono in corso, in queste ore, le simulazioni del governo. Si prova a trovare un'intesa in maggioranza e con i sindacati sul meccanismo "graduale" di ritorno al sistema ordinario di pensionamento previsto dalla legge Fornero. È al vaglio un mix di misure, per tutelare le categorie più fragili. 

Due paletti ben precisi, però: bisogna allontanarsi dal sistema delle quote, più volte bocciato anche dall'Europa, e non far lievitare troppo le risorse ad ora previste per le pensioni in legge di bilancio, con soli 600 milioni nel 2022. Tra le opzioni al vaglio del ministero dell'Economia c'è dunque il mix delle tre 'quote' 102, 103 e 104. Con in più un rafforzamento, su cui è forte la spinta del Pd, dell'Ape social per i lavori gravosi alle categorie individuate dalla commissione Damiano.

Oggi è intervenuta anche la Cgil, che in uno studio afferma: quota 102 con 64 almeno di età e 104 nel 2023 con almeno 66 anni di età è una misura sostanzialmente "inutile" che porterebbe a poco più di 10mila uscite per la pensione. La stima è ricavata proiettando nel prossimo biennio i dati relativi a chi ha usufruito finora di 'Quota 100' e assumendo i nuovi vincoli anagrafici previsti dalla nuova norma: 64 e 66 anni.. Sarebbero 8.524 le persone coinvolte nel 2022 e 1.924 nel 2023, visto che molti dei soggetti che potrebbero perfezionare 'Quota 102' nel 2022 e 'Quota 104' nel 2023 hanno già il maturato il requisito di 'Quota 100' al 31 dicembre 2021.

Al momento resterebbe l'intenzione del governo di non rinnovare Opzione donna, lo strumento di flessibilità per le lavoratrici, ma non è detto che venga ripristinato per rimediare al fatto che le quote penalizzino le donne. Negli auspici dei Dem, ci sarebbe anche l'ipotesi di abbandonare del tutto il sistema quote, sposando magari la proposta Tridico di uscita a 63 di età con il minimo contributivo calcolato secondo criteri attuariali, per poi arrivare alla pensione piena a 67 anni.

Ma non sembra questa l'idea della Lega. Chi per Salvini sta trattando in queste ore ai tavoli tecnici, starebbe proponendo almeno per due anni quota 102, con uscita a 64 anni di età e 38 di contributi. E in aggiunta un mix di misure che potrebbero andare dall'estensione del contratto di espansione - che incentiva anche il ricambio generazionale - per le piccole aziende sotto i 100 dipendenti, a una maggiore flessibilità per alcune categorie, come i lavoratori precoci e gli operai.

Su tutte queste misure però sono in corso appunto lei simulazioni sui costi, dal momento che per il governo resta il vincolo di finanza pubblica.