Mes, cos'è il fondo salva-Stati e perché la riforma preoccupa l'Italia

L'Abi avverte: se va in porto le banche italiane non compreranno più bond. Conte riferirà in Senato il 10 dicembre: "Delirio collettivo". Botta e risposta con Salvini

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio (Imagoeconomica)

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio (Imagoeconomica)

Roma, 20 novembre 2019 - Monta la preoccupazione sulla riforma del Mes, il fondo salva-Stati battezzato nel 2011 dall'Unione europea per far fronte alle crisi finanziarie degli Stati membri. Riforma che dovrebbe vedere la luce entro la fine dell'anno, per poi approdare nei parlamenti d'Europa per la ratifica. Mentre opposizioni e forze di maggioranza reclamano un chiarimento di Conte in merito (il premier Giuseppe riferirà il 10 dicembre al Senato), le banche italiane avvertono: se le modifiche finora concordate dall'Eurogruppo andassero in porto, smetteremmo di acquistare titoli di Stato nazionali. 

Cos'è il Mes 

L’Esm, l’European stability mechanism, ribattezzato in italiano Mes, è il meccanismo permanente di stabilizzazione finanziaria d’Europa creato nel 2011 per far fronte agli choc innescati dalla crisi del debito sovrano nell’Eurozona ed è stato utilizzato nel salvataggio della Grecia. Sottoscritto dai Paesi Ue l’11 luglio 2011, ha sostituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf).

Come funziona il fondo salva-Stati

Il Mes per ‘stabilizzare’ la zona euro mette a disposizione risorse finanziarie ai Paesi in difficoltà, ma solo a condizione che sia rispettato un piano di risanamento economico elaborato sulla base di un’analisi di sostenibilità del debito pubblico compiuta, nella versione attuale, dalla Commissione europea insieme al Fondo monetario internazionale e alla Bce.

La riforma e il giallo sulla ristrutturazione del debito

La polemica nasce dal fatto che la Ue sta pensando di riformare il Mes e questo potrebbe essere un rischio per i Paesi con un debito pubblico alto come l’Italia. Ma è giallo su uno dei nodi della riforma, il punto focale su cui si insiste da giorni: ovvero l'intervento del fondo solo se vincolato a una ristrutturazione ex-ante del debito. Sia il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, sia Bankitalia, precisano oggi che la riforma del meccanismo non prevede uno 'scambio' tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito. Via Nazionale spiega che la verifica della sostenibilità del debito prima della concessione degli aiuti è già prevista dal Trattato vigente. Tanto che il governatore Visco non avrebbe espresso nessun giudizio sfavorevole sulla riforma, al contrario di quanto trapelato ieri. E Gualtieri rincara: "Le condizioni per l'accesso di un paese ai prestiti del MES non sono cambiate, anzi, per una fattispecie specifica, sono state sia pur solo parzialmente alleggerite". Per il ministro dell'Economia sulla vicenda c'è "molta confusione".  Ammette Gualtieri: "Effettivamente, all'inizio del negoziato alcuni paesi avevano chiesto che la ristrutturazione del debito divenisse una condizione per l'accesso all'assistenza finanziaria". Però, rivela, "anche grazie alla ferma posizione assunta dall'Italia, queste posizioni sono state respinte e le regole sono rimaste identiche a quelle già in vigore".

I rischi per l'Italia

Detto del giallo sulla ristrutturazione del debito 'ex ante' come condizione per l'erogazione degli aiuti, la riforma presenta altri punti critici. Aumentare i poteri al Mes, significherebbe rendere l'organismo più tecnico e meno politico, riducendo l'influenza delgi Stati membri su di esso. Altro nervo scoperto sono le Cac (clausole di azione collettiva) a maggioranza unica e non più doppia, che toglierebbero un ostacolo al processo di ristrutturazione del debito, rendendolo più agevole. L'economista Giampaolo Galli, all'Agi, fa notare che le nuove soglie renderebbero sicuramente le clausole più efficienti, ma allo stesso tempo "la loro introduzione, ancorché a partire dal 2022" sarebbe "un segnale negativo sull'Italia che viene dato oggi ai mercati". E i mercati reagiscono oggi, di solito, senza aspettare domani. 

Riforma del mes, le prossime tappe 

La discussione sulla riforma del Mes proseguirà al prossimo Eurogruppo, in programma il 4 dicembre, e il 13 dicembre al vertice dei capi di Stato. In caso di accordo, il Parlamento sarà chiamato a ratificarlo l’anno prossimo. Nel frattempo il ministro dell’Economia, Gualtieri, fornirà chiarimenti e indicazioni in audizione al Senato il 27 novembre.

Abi avvisa: non compreremo più bond 

Se la riforma dell' Esm  "altererà le condizioni" per chi detiene il debito pubblico, le banche italiane potrebbero smettere di acquistare titoli italiani. Lo ha detto oggi a Bruxelles Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione bancaria italiana. Patuelli ha affermato di non essere stato messo al corrente dal governo dei negoziati in corso per la riforma del Mes, e di non conoscere la modifica delle "clausole di azione collettiva" (Cacs) che si vogliono introdurre, e che renderebbero più facile l'eventuale ristrutturazione del debito pubblico degli Stati membri.

Se dovesse essere favorita la ristrutturazione del debito "noi non compreremo più bond - ha detto Patuelli. Voglio dire: siamo liberi di comprare quello che vogliamo, non abbiamo vincolo di portafogli".

E non faranno così solo le banche, dice Patuelli, "perché su 2.350 miliardi la gran parte oggi è sottoscritta da soggetti nazionali. E quindi il problema è dei signori. Io non mi intrometto nelle polemiche interne politiche e governative: non hanno fatto un tavolo con i loro 'stakeholder', di conseguenza le loro responsabilità se le gestiscono da loro io giudicherò dopo". 

Conte: Salvini al tavolo su Mes a sua insaputa 

Il premier Conte chiamato in causa da Matteo Salvini ieri e non solo, riferirà in Parlamento il 10 dicembre. Il premier oggi, all'assemblea Anci ad Arezzo, parla di "delirio collettivo" sul fondo salva-Stati. "Oggi abbiamo scoperto che c'è un negoziato che è da un anno in corso - dice il premier il delirio collettivo sul Mes è stato suscitato dal leader dell'opposizione, lo stesso che qualche mese fa partecipava ai tavoli discutendo di Mes, perché abbiamo avuto vertici di maggioranza con i massimi esponenti della Lega, quattro incontri" e ora c'è chi scopre che era al tavolo "a sua insaputa". 

Salvini: Conte bugiardo

A stretto giro arriva la replica di Salvini: "Il signor Conte è bugiardo o smemorato. Se fosse onesto direbbe che a quei tavoli, così come a ogni dibattito pubblico, compresi quelli parlamentari, abbiamo sempre detto di no al Mes. Non è difficile da ammettere e del resto, se necessario, ci sono numerose dichiarazioni a testimonianza della contrarietà espressa da tutti i componenti della Lega, ministri compresi, su questo argomento. Cosa teme il presidente del Consiglio? Ha forse svenduto i risparmi degli italiani?". 

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