Giovedì 18 Aprile 2024

Riforma fiscale 2023, cosa succede a detrazioni e sconti su spese mediche, reddito e mutui

Sono oltre 600 voci di cui beneficiano famiglie e imprese molte delle quali potrebbero sparire

Con la riforma fiscale che arriverà la prossima settimana sul tavolo del governo, se tutto filerà per il verso giusto, potremo risparmiare qualcosa sull’Irpef.

Deduzioni fiscali: oltre 600 voci

Ma potrebbero esserci brutte soprese sul fronte delle detrazioni e deduzioni fiscali, le cosiddette "tax expenditures", ovvero gli sconti previsti su alcuni beni o servizi.

Una vera e propria giungla fiscale che comprende, secondo l’ultimo censimento del Mef, circa 626 voci con un minore incasso stimato per le casse dell’erario di oltre 80 miliardi.

Riforma fiscale: ecco chi guadagna

Sconti fiscali legati al reddito

Ma cosa prevede la riforma del governo? Il primo passaggio sarà di legare sempre più strettamente le detrazioni del 19% al reddito. Il meccanismo allo studio potrebbe essere più o meno questo. Si fissa un tetto alle detrazioni che si possono utilizzare durante un anno che diventa sempre più basso all’aumentare del reddito del contribuente fino ad azzerarsi a quota 120mila euro.

Sarà poi il contribuente a decidere dove e comune utilizzare questo "bonus detrazioni".

Le detrazioni che restano

La riforma prevede un forte taglio o riduzione degli attuali sconti fiscali. Ma ce ne saranno alcuni che non dovrebbero subire modifiche. E’ il caso, ad esempio, di tutte quelle detrazioni o deduzioni che sono utilizzate dall’erario per assicurare un’effettiva progressività del nostro sistema fiscale. Così come non verrebbe toccato l’attuale meccanismo che consente di ridurre il cuneo fiscale che pesa sulle nostre buste paghe. Salve anche le detrazioni per l’acquisto della casa, a cominciare dallo sconto sui mutui. Nessun problema anche per le detrazioni previste per le spese mediche e sanitarie o per la scuola.

Le detrazioni a rischio

Per quanto riguarda le voci da tagliare, quelle più in bilico sono le detrazioni o gli sconti che riguardano piccole gruppi di contribuenti. Sono voci nate all’ombra delle lobbie e che nessun governo è mai riuscito a eliminare. Solo per fare qualche esempio, è il caso del "Credito d’imposta per le spese di consulenza sostenute fino al 31 dicembre 2022 per la quotazione delle Pmi, riconosciuto nella misura del 50% e concesso nel rispetto del regolamento UE n. 651/2014 (art. 18) utilizzabile esclusivamente in compensazione, attuato con decreto del Mise di concerto MEF". Oppure il "Credito d’imposta, pari al 30% del valore delle rimanenze di magazzino che ecceda la media […] nell’industria del tessile e della moda, del calzaturiero e della pelletteria, nel rispetto dei limiti e delle condizioni previsti dal quadro normativo dell’Ue sugli aiuti di Stato".

Detrazioni che solo a leggerle viene il mal di testa. Senza considerare poi gli sconti "insoliti", come quelli "sull’alcool etilico prodotto da piccoli alambicchi" o l’Iva ridotta del 5% "ai tartufi freschi o refrigerati e l’applicazione dell’aliquota IVA ridotta del 10% ai tartufi congelati, essiccati o preservati immersi in acqua salata, solforata o addizionata di altre sostanze atte ad assicurare temporaneamente la conservazione, ma non preparati per il consumo immediato".

Fra le detrazioni che potrebbero presto essere cancellate ci sono anche quelle nate durante la fase più acuta della pandemia.

Il paniere anti-inflazione

Fra le novità prevista dalla riforma anche quella di costruire un "carrello della spesa" composto da beni essenziali sui quali sarebbe applicata un’aliquota Iva vicino allo zero o quasi. Fra i beni a agevolare ci sarebbero pane, pasta, latte, carne, pesce, tutto quello che serve per dare anche un contributo al contenimento dell’inflazione.

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