Mercoledì 24 Aprile 2024

Riecco il tema della riduzione dell’orario di lavoro

Rieccolo, verrebbe da dire. Periodicamente torna all’attenzione del dibattito pubblico il tema della riduzione dell’orario di lavoro (a parità di salario). Un tema molto dibattuto anche in Europa, e non solo, in cui si sono tentate varie esperienze con alterne fortune, ma soprattutto vecchio di decine di anni, come presunta soluzione a due questioni: l’aumento della produttività e gli impatti delle nuove tecnologie. In soldoni e semplificando al massimo, il nostro sistema economico è in grado di produrre di più con meno forza lavoro. A questo punto come ridistribuiamo il lavoro? Distribuendo il lavoro che c’è su una platea più ampia di lavoratori riducendo l’orario di lavoro in modo generalizzato. I limiti di questa proposta sono almeno due: farlo a parità di salario e la sottovalutazione degli impatti organizzativi. In un periodo di crisi epocale come quello che stiamo vivendo l’effetto di questa trovata sulle imprese e sul lavoro sarebbero nefasti: aumento del costo del lavoro e pesante riorganizzazione aziendale.

Oramai il gioco è a chi la spara più forte. Mi permetto di derubricare la proposta della ministra Catalfo a boutade. Il governo sta predisponendo piani di sostegno ai lavoratori e alle imprese e dovrebbe concentrarsi di più su queste esigenze piuttosto che sulla riesumazione di vecchi arnesi. Non c’è la minima contezza di cosa significhi fare impresa, gestire un’organizzazione, pensare a processi produttivi e organizzativi. Vi è una visione ragionieristica dell’impresa, dove l’attività, la produttività, la competitività e la redditività si risolverebbero con il semplice 2+2 uguale 4. Ci vuole più competenza.

(*) Giuslavorista,

founder LabLaw

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