Il registro delle opposizioni non funziona: il flop contro il telemarketing invasivo

Pur facendo da scudo a decine di telefonate, non riesce ad arginare totalmente al fenomeno delle telefonate che violano le regole sulla privacy

Telemarketing (Archivio)

Telemarketing (Archivio)

Roma, 10 gennaio 2023 - Lo scorso luglio era stato annunciato come la tanto attesa ‘rivoluzione sul fronte del telemarketing’, lo strumento che avrebbe consentito agli utenti di opporsi all’uso, per finalità pubblicitarie, dei numeri di telefono di cui si è intestatari, inseriti negli elenchi pubblici degli operatori che svolgono attività di telemarketing. A distanza di sei mesi, tuttavia, gli stessi addetti ai lavori sono costretti ad ammettere che il Registro pubblico delle opposizioni (Rpo), messo a punto dal Ministero dello sviluppo economico ed esteso ai telefoni cellulari dal 27 luglio 2022, non è sufficiente a vincere la partita contro il ‘telemarketing selvaggio’, la fastidiosa consuetudine che espone gli utenti a decine di telefonate, in qualsiasi ora del giorno e in palese violazione delle regole sulla privacy. Al punto che lo scorso settembre è stata promossa l’attivazione di un codice di condotta in materia di telemarketing e teleselling, ora allo studio del Garante della privacy, che dovrà dare l’ok al documento. Ma facciamo un passo indietro e vediamo nel dettaglio quali dimensioni ha raggiunto, nel nostro Paese, il business del telemarketing e come funziona il cosiddetto Rpo.

Il giro d’affari del telemarketing

Secondo i dati recentemente forniti dal Codacons, il telemarketing rappresenta in Italia un business da circa 4 miliardi di euro annui, mentre la vendita telefonica di beni e servizi (il cosiddetto ‘teleselling’) genera un giro d’affari, per l’intera filiera, stimabile in almeno 40 miliardi di euro. In Italia si contano circa 1.400 aziende di call center in outsourcing, per un fatturato annuo che ammonta a 2,8 miliardi di euro. Considerati anche i call center interni alle aziende (telefonia, forniture di energia, banche, etc), il settore registra circa 120.000 occupati. Secondo il Codacons, il telemarketing si è intensificato ulteriormente nell’ultimo anno, con una media di 5 telefonate commerciali a settimana, ricevute dall’utente medio che dispone sia di linea fissa che di linea mobile.

Come funziona il Registro pubblico delle opposizioni

L’Rpo è un servizio pubblico gratuito per il cittadino che intende opporsi all’uso del proprio numero telefonico, fisso o cellulare, e dell'indirizzo postale presente negli elenchi pubblici per finalità pubblicitarie e ricerche di mercato. Il servizio si rivolge anche all'operatore che effettua attività di marketing tramite il telefono o la posta cartacea. È possibile richiedere gratuitamente l’iscrizione al registro, oppure il rinnovo, la revoca selettiva e la cancellazione dell'iscrizione tramite l’apposita piattaforma web (https://registrodelleopposizioni.it/), telefono (per i fissi numero verde 800 957 766, per i cellulari 06 42986411) o email. Anche l'operatore di telemarketing deve registrarsi al servizio per poter verificare le proprie liste di contatti. Alla data dell’8 gennaio 2023 – si legge sul sito del Ministero dello sviluppo economico – sono 3,7 milioni gli utenti iscritti al registro riguardante i soli numeri telefonici (fissi e cellulari), 110mila quelli iscritti al registro che contempla anche gli indirizzi postali (istituito per bloccare, dunque, la pubblicità cartacea).

Cosa non ha funzionato e perché le telefonate moleste continuano

Pur facendo da scudo a decine di telefonate, il registro delle opposizioni non riesce ad arginare totalmente il fenomeno del telemarketing selvaggio. Numerosi operatori, infatti, hanno trovato il modo di aggirare l'ostacolo: è sufficiente essere situati al di fuori dei confini nazionali ed europei (con numeri nascosti) per risultare praticamente impossibili da tracciare. Ci sono anche casi di call center che lavorano ‘in incognito’, per conto di altri operatori ancora più importanti, acquisendo liste di contatti in spregio alle più basilari norme in materia di protezione dei dati personali. In tutti questi casi, il Garante della privacy non riesce a individuare le pratiche illecite e imporre le sanzioni previste (fino a 20 milioni di euro) per chi viola le regole. Il Codice di condotta, nato come forma di autoregolamentazione per l’intera filiera italiana del telemarketing, dovrebbe fungere da ulteriore stretta, accentuando la vigilanza sui comportamenti illegali.

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