Roma, 4 giugno 2025 – Onorevole Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, è diventata più importante l’affluenza della sostanza dei referendum?
“Il quorum è sempre fondamentale, essendo determinante per rendere effettivi i referendum. Mi pare che la destra si stia impegnando moltissimo per aiutarci in questa sfida difficile in un Paese dove l’astensione è tristemente in crescita. Le esortazioni a non partecipare, da La Russa a Salvini fino alla premier Meloni, che, nonostante la creatività, si colloca sullo stesso crinale astensionista, credo stiano motivando molte coscienza ad andare a votare per convalidare l’istituto referendario”.

Concorre a far fallire il quorum non è un modo di sostanziare il No?
“Due considerazioni. Anzitutto non è in discussione la legittimità formale dell’astensione, ma l’opportunità che alte cariche dello Stato invitino ad astenersi in un momento in cui dopo ogni voto si officia un lutto collettivo per il declino della partecipazione. In secondo luogo, che alte cariche propugnino l’astensione mi pare emblematico dell’incapacità di fornire argomenti di merito contro i 5 quesiti, che per me hanno il potere di cambiare in meglio la vita di milioni di persone”.
Anche le componenti moderate del centrosinistra sono in dubbio se boicottare, soprattutto sul lavoro...
“Mi pare che anche loro siano privi di argomenti. Dopo anni di riforme che sono andate tutte in direzione di flessibilizzazione e precarizzazione, siamo in presenza di un peggioramento sostanziale dell’occupazione, sempre più povera e indebolita nei diritti, che profilano un mercato del lavoro più debole e meno competitivo”.
Non sarebbe stato meglio sottoporre a referendum leggi varate dalla maggioranza per unire le opposizioni?
“No. Se il tema fosse dimostrare che maggioranza non ha consenso popolare basterebbe darsi l’obiettivo di un voto in più di quelli con cui maggioranza governa. L’obiettivo invece è intervenire su condizioni materiali delle persone. Concepire i referendum come strumento per regolare conti politici è un errore. Essi servono a porre rimedio alle scelte che il Parlamento, nella sua funzione legislativa, ha assunto a prescindere dalle maggioranze che le hanno sostenute. E se è stato il centrosinistra pazienza. Penso che tantissimi elettori di destra considerino quelle sui licenziamenti senza giusta causa o i subappalti norme sbagliate, dannose e da cambiare”.
Il dimezzamento dei tempi per la cittadinanza non poteva essere una battaglia civica in grado di allargare il consenso al fronte moderato?
“C’è una traccia comune che tiene assieme i quesiti: il fatto che mitigano precarietà, discriminazione, incertezza. Stiamo parlando di italiani a tutti gli effetti – immigrati regolari, incensurati, che lavorano e pagano tasse – e si trovano privati di cittadinanza in una condizione di precarietà e incertezza sul futuro per sé e per i propri figli nati o giunti giovanissimi in Italia”.